Quando si è fuori la voce dei bambini sembra quasi coprire tutto: è un chiacchierio, un chiamarsi da un punto all’altro; il pianto di uno che si leva all’improvviso per un piede messo male, mentre laggiù arrivano le risate che si scatenano all’improvviso per qualche fatto curioso.
Questa è vita di tutti i giorni. Grazie alle diverse esperienze che il giardino offre, non manca però l’occasione ai bambini di prestare “orecchio” a suoni e rumori insoliti.
Succede mentre camminano, perché un rumore particolare li incuriosisce; mentre posano inavvertitamente il piede sopra qualcosa di inaspettato che fa rumore; mentre sono impegnati nelle varie ricerche a “caccia” di cose nascoste e frugando tra queste ne trovano una di particolare effetto sonoro; ma è sufficiente anche che un solo bambino avverta qualcosa di inconsueto per impegnare tutti a capire da dove questo stesso suono o rumore proviene e a cosa assomiglia.
Un gioco proprio speciale che si fa in giardino è quello del silenzio, per mettersi in ascolto della natura.
E lo si fa scegliendo una zona più raccolta, un punto favorevole, come ad esempio sotto l’albero.
Sdraiati a pancia in su o appoggiati al tronco lo sguardo dei bambini va a cogliere anche il minimo movimento di un ramo che fa rumore; calma e serenità aiutano a mettere in comune le diverse emozioni dalle quali nascono storie magiche. E’ il lato poetico dei bambini. L’attenzione che ci mettono è unica e duratura, specie se accompagnati da un adulto che fa loro apprezzare l’intensità di questi momenti.
Forte diventa anche la tentazione di riprodurli questi suoni “strappabili”, cosa per cui serve provare e riprovare. I bambini scoprono così le infinite possibilità della voce: quella profonda bisogna farla nascere da dentro, quella sfumata richiede invece di socchiudere la bocca; ma il suono va anche a perdersi e può bastare un filo di voce, oppure si prolunga un po’ di più chiedendo un aggiunta di fiato. Varianti sul tema nascono quando si fa ricorso ad altri oggetti che al natura offre; quelli all’apparenza muti che usati invece in un certo modo si rivelano particolarmente sonori.
E’ il caso ad esempio, dei sassolini racchiusi in un contenitore, delle fogli sbriciolate raccolte nel vasetto.
Per fare a regola d’arte questi piccoli strumenti musicali serve del tempo e qualche gruppo decide di impegnarsi seriamente. Nei laboratori all’interno, ben attrezzati, si progetta, si fanno vari tentativi di riuscita, si scelgono i materiali più adatti per conservarli nel tempo, si creano nelle forme più originali.
In bella mostra, come fossero dei capolavori artigianali, questi oggetti realizzati vanno a completare la classica strumentazione musicale. Il loro uso può essere il più vario ma nessun altro oggetto si presta così bene per creare la giusta atmosfera di sottofondo al racconto di una storia: che magari parla anche di un bosco, di sassi che rotolano…
Nella fantasia dei bambini tornano ad essere vivi, pieni di ricordi e immagini di momenti trascorsi fuori.
Questa è vita di tutti i giorni. Grazie alle diverse esperienze che il giardino offre, non manca però l’occasione ai bambini di prestare “orecchio” a suoni e rumori insoliti.
Succede mentre camminano, perché un rumore particolare li incuriosisce; mentre posano inavvertitamente il piede sopra qualcosa di inaspettato che fa rumore; mentre sono impegnati nelle varie ricerche a “caccia” di cose nascoste e frugando tra queste ne trovano una di particolare effetto sonoro; ma è sufficiente anche che un solo bambino avverta qualcosa di inconsueto per impegnare tutti a capire da dove questo stesso suono o rumore proviene e a cosa assomiglia.
Un gioco proprio speciale che si fa in giardino è quello del silenzio, per mettersi in ascolto della natura.
E lo si fa scegliendo una zona più raccolta, un punto favorevole, come ad esempio sotto l’albero.
Sdraiati a pancia in su o appoggiati al tronco lo sguardo dei bambini va a cogliere anche il minimo movimento di un ramo che fa rumore; calma e serenità aiutano a mettere in comune le diverse emozioni dalle quali nascono storie magiche. E’ il lato poetico dei bambini. L’attenzione che ci mettono è unica e duratura, specie se accompagnati da un adulto che fa loro apprezzare l’intensità di questi momenti.
Forte diventa anche la tentazione di riprodurli questi suoni “strappabili”, cosa per cui serve provare e riprovare. I bambini scoprono così le infinite possibilità della voce: quella profonda bisogna farla nascere da dentro, quella sfumata richiede invece di socchiudere la bocca; ma il suono va anche a perdersi e può bastare un filo di voce, oppure si prolunga un po’ di più chiedendo un aggiunta di fiato. Varianti sul tema nascono quando si fa ricorso ad altri oggetti che al natura offre; quelli all’apparenza muti che usati invece in un certo modo si rivelano particolarmente sonori.
E’ il caso ad esempio, dei sassolini racchiusi in un contenitore, delle fogli sbriciolate raccolte nel vasetto.
Per fare a regola d’arte questi piccoli strumenti musicali serve del tempo e qualche gruppo decide di impegnarsi seriamente. Nei laboratori all’interno, ben attrezzati, si progetta, si fanno vari tentativi di riuscita, si scelgono i materiali più adatti per conservarli nel tempo, si creano nelle forme più originali.
In bella mostra, come fossero dei capolavori artigianali, questi oggetti realizzati vanno a completare la classica strumentazione musicale. Il loro uso può essere il più vario ma nessun altro oggetto si presta così bene per creare la giusta atmosfera di sottofondo al racconto di una storia: che magari parla anche di un bosco, di sassi che rotolano…
Nella fantasia dei bambini tornano ad essere vivi, pieni di ricordi e immagini di momenti trascorsi fuori.
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