mercoledì 7 gennaio 2009

Amici si diventa!!

Proviamo, anche solo per un attimo, a immaginare cosa potrebbe essere il giardino quando i bambini apparentemente non sono all’opera: non usufruiscono, cioè, delle attrezzature, non sono impegnati in qualche gioco particolare e sono semplicemente lì. Perché accade in certi momenti o in giornate particolari che i bambini lascino spontaneamente tutte quelle cose interessanti di cui sono circondati, quasi se ne scordassero o non ne sentissero la necessità.
Il giardino rimane nonostante tutto un luogo importante, perché prima ancora di essere spazio delle molteplici possibilità è luogo di relazioni che si instaurano, diverse da quelle di altri momenti della giornata. Tanti momenti fuori, infatti, sono momenti insieme; è come darsi un appuntamento, ritrovarsi alla stessa ora nello stesso punto.
Il cosa fare viene quasi da solo: dal racconto di cosa è successo, da condividere piccoli desideri, dalle idee improvvise che vengono a che a poco a poco prendono la forma di veri e propri progetti comuni.
Giorno dopo giorno nascono così le amicizie privilegiate e per “mano” é più facile affrontare il gruppo più grande di quello a cui si è abituati quando si sta dentro: dapprima, magari, con un po’ di timidezza e poi con maggior decisione. Distribuito in punti diversi del giardino il gruppo intero di bambini sembra addirittura più avvicinabile. Ma richiede “allenamento”: bisogna stare al gioco quando lo si è cominciato, “bussare alla porta” quanto ci si sente fuori chiedendo a volte aiuto ai grandi; fare la propria parte perché altrimenti il gioco prosegue solo per gli altri.
Il giardino fa da sfondo a tante piccole prove emotive, che in altre parole sono esperienze: di avvicinamento, di incontri sentendosi a volte accettati, ricercati, esclusi, amati.
La forza trainante del gruppo dà una mano quando si è “fuori” a condizione che esso sia sostenibile per i bambini: più a rispetto, quindi, per i piccoli, e via via più numeroso. Il gruppo calamita, invita ad aggregarsi, a farne parte anche per quel bambino che tendenzialmente se ne sta per conto suo.
Molti giochi di squadra, per i quali il giardino offre il territorio migliore, raccolgono questo bisogno di unirsi. Gli danno una cornice fantastica, si avvalgono di regole che facilitano gli accordi e, cosa ancora più importante, coinvolgono i bambini in quel clima di suspence.
Quando il “Lupo mangia frutta” o “Strega comanda color” nessuno fiata, per un attimo tutto sembra sospeso in attesa di essere chiamati. Anche chi assiste fa il tifo per il proprio compagno sperando che vinca. L’appartenenza è riconosciuta, difesa, incoraggiata.
Altri giochi nascono sul momento e si decidono le parti: il ruolo più ambito diventa quello del “duro”, del “cattivo”. Ma non è comunque facile sostenere la parte, perché l’aggressività e la determinazione vanno anche controllate e dosate; per troppa immedesimazione, inoltre, può succedere che si ferisca la sensibilità di qualcuno. E’ un gioco, ma non è scontato, specie per i più piccoli, tenere sempre distinta la fantasia dalla realtà; se però è l’adulto a indossare questi panni si è tutti più tranquilli, si sa che non può succedere nulla e questo rassicura al punto da riderci su.
Stare all’aperto è anche tutto questo, meno visibile ma prezioso lavoro di costruzione che i bambini fanno di sé e delle relazioni con gli altri.

Nessun commento: