martedì 6 gennaio 2009

Capita di vedere nei giardini delle scuole particolari tracciati lungo il terreno: sono le piste. Se lo spazio a disposizione lo consente sono disegnate come circuiti con tanto di partenza, zone di sosta e punti di arrivo. A volte, invece, sono allestite per sfruttare al meglio quella zona pavimentata che diversamente viene poco utilizzata:basta anche un gessetto per delineare un tragitto o altri oggetti riposti che fanno da segnali. Muniti di quei mezzi a pedali come ad esempio le piccole bici, i trattori, i tricicli, di cui le scuole sono solitamente fornite, i bambini sono alle prese con piccoli problemi da risolvere: di equilibrio, velocità, forza, coordinamento dei movimenti tra le diverse parti del corpo. Stare in “pista” significa anche stare dentro i confini, tenere la direzione, calcolare le distanze; aspetti che servono ad acquisire la padronanza dello spazio. Nel gioco dei bambini le piste diventano terreno di gara dove sfidare gli amici nel partire per primi al “Via!”, strade di un viaggio ricordando quello fatto con mamma e papà, oppure il nome di un posto strano sentito in TV. Tutto si svolge in piena regola: dal saluto agli amici, al prepararsi per la partenza,al fermarsi per una brave sosta. Di piste nei giardini ce ne sono di tanti tipi. Queste appena descritte, siano esse fatte apposta o al bisogno, sono riservate al movimento. Ma lungo le scorciatoie e i percorsi preferenziali, che i bambini fanno per spostarsi da un punto all’altro del giardino, vengono a crearsi i sentieri ideali per molti giochi organizzati, come per esempio la caccia al tesoro. A testa bassa i bambini ripercorrono le vie conosciute, battendo ogni punto del terreno, scrutando ogni affranto, frugando sotto la siepe poco distante per portare alla luce anche il più piccolo segreto. Ancora più variegati e completi sono poi i percorsi sensoriali, predisposti in forma permanente o all’occasione in alcune zone del giardino. Si chiamano così perché vanno al cuore delle emozioni e delle sensazioni dei bambini grazie alla particolare combinazione di materiali con caratteristiche tra loro diverse: dai sassi, scelti tra quelli più adatti per dare quel leggero senso di instabilità, al tappeto di foglie per dare l’idea del morbido, al legno messo in una certa direzione.E i bambini li percorrono in tutti i modi: a piedi scalzi, quando possibile, a quattro zampe, di corsa per vedere l’effetto, piano piano per assaporare ogni sfumatura, a occhi chiusi per riconoscere e indovinare quel certo tipo di materiale, saltando su un piede solo, accucciati.Basta variare anche solo un elemento e il gioco si rinnova.

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