giovedì 8 gennaio 2009

Tracce che non si disperdono!!

Neppure in giardino si smorza la voglia dei bambini di disegnare. La richiesta è spesso accompagnata da un coro di "anch'io" e in breve tempo ci si organizza: un tavolo al riparo di una tettoia o al fresco di un ombrellone diventa ben presto un atelier di pittura, con fogli e strumenti adatti; occorre mettersi d'accordo per distribuirsi lo spazio disponibile e stare soprattutto attenti che il tutto non voli via.
I più piccoli, in queste occasioni, si lasciano affascinare dall'intraprendenza dei più grandi che, calati nel ruolo di maestri, insegnano loro a "scrivere". E i piccoli imparano, non tanto a scrivere, perché c'è tempo per questo, ma a condividere le cose e a fare insieme.
Ci sono altri modi di disegnare molto amati dai bambini, che trovano nel giardino un luogo privilegiato. Senza fogli, senza pennarelli o pennelli. Con la terra al posto della carta, con il rametto o un sasso appuntito al posto della matita. Suscita curiosità questo modo di disegnare: invece di mettere si toglie, si incide, si graffia.
Talvolta il disegno nasce dal caso, guardando un’impronta lasciata sulla terra o un segno tracciato con le dita sulla polvere, poi diventa scoperta di alcuni e ben presto patrimonio comune. Qualche bambino contorna poi il proprio graffio con un segno più deciso, come una cornice che delimita il “suo” spazio.
Sono spunti preziosi che gli insegnanti colgono nel quotidiano lavoro con i bambini e traducono in percorsi significativi. Cose cominciate fuori possono continuare dentro e al contrario qualcosa intrapreso dentro, trova nuovo impulso e stimolo fuori: quella terra dove è tanto piacevole lasciare segni e tracce diventa argilla per scoprire modi nuovi di incidere; la sabbia si colora in tante sfumature per disegnare mandala; diversi materiali naturali possono essere proposti e utilizzati per curiosi collages o come superfici da dipingere o ricalcare.
Diverse zone del giardino si prestano a essere utilizzare molto bene come veri laboratori all’aperto: uno spiazzo pianeggiante, una piazzola, un marciapiede possono essere dedicati al disegno con gessi colorati sull’asfalto, come fanno i “madonnari” artisti di strada. Anche i muri o altre strutture verticali possono ospitare grandi fogli da dipingere o colorati murales, che sono molto più di semplici “scarabocchi lasciati sui muri”.
E se qualcuno non vuole proprio perdere le tracce del suo lavoro?
Si scatta una fotografia prima che la pioggia e il vento lo cancelli.

Sassolini in tasca

Possibile che i bambini raccolgano tutto quello che trovano? Assieme al disegno ripiegato con cura e chiuso con lo scotch spuntano dalle tasche, o dalle mani chiuse a riccio, sassi, pigne o fiori appassiti. Questi piccoli tesori recuperati fanno parte di un “bottino” che appartiene al mondo fantastico dei bambini e alla loro personale esplorazione dell’ambiente. Non sono da buttare: quel pezzi di ghiaccio portato in aula si scioglie in acqua e il percorso che fa è tutto da scoprire; le foglie secche diventano collage e stese sul foglio mettono in evidenza rilievi e colori; la sabbia, la ghiaia, i sassi diventano di volta in volta protagonisti dell’interesse dei bambini. E così via di stagione in stagione, da una curiosità all’altra in un gioco che diventa conoscenza. Quanto ci tengono i bambini a queste cose! Con quel "Sono mie!" le difendono allo sguardo troppo invadente dell'altro oppure le mostrano ma solo per quel tanto che basta, le chiudono nel cassetto o le nascondono nei posti segreti del giardino ai quali accedono solo gli amici, ma quelli "veri". Tanto vale allora crearli apposta quegli spazi in giardino dove poter conservare le cose interessanti raccolte da ognuno e offerte alla curiosità degli altri: in tal caso prendono nomi suggestivi, come "buca dei tesori"; oppure più semplicemente questi oggetti vengono esposti sui davanzali delle finestre vicino alle briciole per i passerotti. Visite inaspettate si hanno a volte da parte di qualche piccolo insetto della terra che con cura viene raccolto o addirittura "catturato"nel prato: lombrichi, lumache o altri insetti. Questi piccoli animali, trattenuti per breve tempo dentro a vasetti trasparenti, sono messi ai raggi x dai bambini. Guardati e riguardati con tanta voglia di toccarli, prima di essere liberati e tornare dal prato dove sono venuti. E' un modo per prendere confidenza, per imparare a conoscerli e al prossimo incontro i bambini ci stanno anche più attenti: ormai sono diventati amici, conosciuti e rispettati. Nello stesso modo anche all'interno della sezione si può creare una sorta di "buca dei tesori": a volte è uno spazio pensato appositamente per dar valore a semplici cose, talvolta nasce spontaneamente dalla quotidianità dei gesti.

mercoledì 7 gennaio 2009

Il giardino "parlante"!!!

Quando si è fuori la voce dei bambini sembra quasi coprire tutto: è un chiacchierio, un chiamarsi da un punto all’altro; il pianto di uno che si leva all’improvviso per un piede messo male, mentre laggiù arrivano le risate che si scatenano all’improvviso per qualche fatto curioso.
Questa è vita di tutti i giorni. Grazie alle diverse esperienze che il giardino offre, non manca però l’occasione ai bambini di prestare “orecchio” a suoni e rumori insoliti.
Succede mentre camminano, perché un rumore particolare li incuriosisce; mentre posano inavvertitamente il piede sopra qualcosa di inaspettato che fa rumore; mentre sono impegnati nelle varie ricerche a “caccia” di cose nascoste e frugando tra queste ne trovano una di particolare effetto sonoro; ma è sufficiente anche che un solo bambino avverta qualcosa di inconsueto per impegnare tutti a capire da dove questo stesso suono o rumore proviene e a cosa assomiglia.
Un gioco proprio speciale che si fa in giardino è quello del silenzio, per mettersi in ascolto della natura.
E lo si fa scegliendo una zona più raccolta, un punto favorevole, come ad esempio sotto l’albero.
Sdraiati a pancia in su o appoggiati al tronco lo sguardo dei bambini va a cogliere anche il minimo movimento di un ramo che fa rumore; calma e serenità aiutano a mettere in comune le diverse emozioni dalle quali nascono storie magiche. E’ il lato poetico dei bambini. L’attenzione che ci mettono è unica e duratura, specie se accompagnati da un adulto che fa loro apprezzare l’intensità di questi momenti.
Forte diventa anche la tentazione di riprodurli questi suoni “strappabili”, cosa per cui serve provare e riprovare. I bambini scoprono così le infinite possibilità della voce: quella profonda bisogna farla nascere da dentro, quella sfumata richiede invece di socchiudere la bocca; ma il suono va anche a perdersi e può bastare un filo di voce, oppure si prolunga un po’ di più chiedendo un aggiunta di fiato. Varianti sul tema nascono quando si fa ricorso ad altri oggetti che al natura offre; quelli all’apparenza muti che usati invece in un certo modo si rivelano particolarmente sonori.
E’ il caso ad esempio, dei sassolini racchiusi in un contenitore, delle fogli sbriciolate raccolte nel vasetto.
Per fare a regola d’arte questi piccoli strumenti musicali serve del tempo e qualche gruppo decide di impegnarsi seriamente. Nei laboratori all’interno, ben attrezzati, si progetta, si fanno vari tentativi di riuscita, si scelgono i materiali più adatti per conservarli nel tempo, si creano nelle forme più originali.
In bella mostra, come fossero dei capolavori artigianali, questi oggetti realizzati vanno a completare la classica strumentazione musicale. Il loro uso può essere il più vario ma nessun altro oggetto si presta così bene per creare la giusta atmosfera di sottofondo al racconto di una storia: che magari parla anche di un bosco, di sassi che rotolano…
Nella fantasia dei bambini tornano ad essere vivi, pieni di ricordi e immagini di momenti trascorsi fuori.

Amici si diventa!!

Proviamo, anche solo per un attimo, a immaginare cosa potrebbe essere il giardino quando i bambini apparentemente non sono all’opera: non usufruiscono, cioè, delle attrezzature, non sono impegnati in qualche gioco particolare e sono semplicemente lì. Perché accade in certi momenti o in giornate particolari che i bambini lascino spontaneamente tutte quelle cose interessanti di cui sono circondati, quasi se ne scordassero o non ne sentissero la necessità.
Il giardino rimane nonostante tutto un luogo importante, perché prima ancora di essere spazio delle molteplici possibilità è luogo di relazioni che si instaurano, diverse da quelle di altri momenti della giornata. Tanti momenti fuori, infatti, sono momenti insieme; è come darsi un appuntamento, ritrovarsi alla stessa ora nello stesso punto.
Il cosa fare viene quasi da solo: dal racconto di cosa è successo, da condividere piccoli desideri, dalle idee improvvise che vengono a che a poco a poco prendono la forma di veri e propri progetti comuni.
Giorno dopo giorno nascono così le amicizie privilegiate e per “mano” é più facile affrontare il gruppo più grande di quello a cui si è abituati quando si sta dentro: dapprima, magari, con un po’ di timidezza e poi con maggior decisione. Distribuito in punti diversi del giardino il gruppo intero di bambini sembra addirittura più avvicinabile. Ma richiede “allenamento”: bisogna stare al gioco quando lo si è cominciato, “bussare alla porta” quanto ci si sente fuori chiedendo a volte aiuto ai grandi; fare la propria parte perché altrimenti il gioco prosegue solo per gli altri.
Il giardino fa da sfondo a tante piccole prove emotive, che in altre parole sono esperienze: di avvicinamento, di incontri sentendosi a volte accettati, ricercati, esclusi, amati.
La forza trainante del gruppo dà una mano quando si è “fuori” a condizione che esso sia sostenibile per i bambini: più a rispetto, quindi, per i piccoli, e via via più numeroso. Il gruppo calamita, invita ad aggregarsi, a farne parte anche per quel bambino che tendenzialmente se ne sta per conto suo.
Molti giochi di squadra, per i quali il giardino offre il territorio migliore, raccolgono questo bisogno di unirsi. Gli danno una cornice fantastica, si avvalgono di regole che facilitano gli accordi e, cosa ancora più importante, coinvolgono i bambini in quel clima di suspence.
Quando il “Lupo mangia frutta” o “Strega comanda color” nessuno fiata, per un attimo tutto sembra sospeso in attesa di essere chiamati. Anche chi assiste fa il tifo per il proprio compagno sperando che vinca. L’appartenenza è riconosciuta, difesa, incoraggiata.
Altri giochi nascono sul momento e si decidono le parti: il ruolo più ambito diventa quello del “duro”, del “cattivo”. Ma non è comunque facile sostenere la parte, perché l’aggressività e la determinazione vanno anche controllate e dosate; per troppa immedesimazione, inoltre, può succedere che si ferisca la sensibilità di qualcuno. E’ un gioco, ma non è scontato, specie per i più piccoli, tenere sempre distinta la fantasia dalla realtà; se però è l’adulto a indossare questi panni si è tutti più tranquilli, si sa che non può succedere nulla e questo rassicura al punto da riderci su.
Stare all’aperto è anche tutto questo, meno visibile ma prezioso lavoro di costruzione che i bambini fanno di sé e delle relazioni con gli altri.

Cose che nascono fuori!!!

Si erano perse tutte quelle abitudini presenti decenni addietro nelle scuole: fare la semina, predisporre l’orto, allestire una piccola zona fiorita. Sembravano cose d’altri tempi, sostituite da ben altre attrattive più sofisticate.
Ora stanno ritornando: tradizioni rispolverate o riscoperta del loro valore? Entrambe le cose e chi sta con i bambini avverte il loro bisogno anche in queste esperienze più impalpabili, sfumate, interiori, che non mirano al risultato in sé per sé.
Se all’interno della scuola ci si accontenta di qualche davanzale per mettere in bella mostra il crescere di una piantina o si approfitta di un progetto insolito per cimentarsi nelle attività, fuori ci si allarga. In molte scuole vengono infatti ritagliate delle zone intere del giardino, accuratamente delimitate dal resto, quasi a voler indicare ai bambini la necessità di una tutela in più. Si può andare dalle zone fiorite a qualche esperimento “naturale”, all’orto: dipende dal tipo di occasione che si presenta, dall’interesse specifico manifestato dai bambini, spunti che in comune hanno quel “prendersi cura”.
Sono esperienze solo in apparenza facili, che diversamente richiedono attenzione fin dai primi gesti fatti rigorosamente con i bambini: preparare il terreno, fare i buchi al posto giusto, farli della proporzione adatta a ricevere il seme o la pianta. I bambini si improvvisano giardinieri e “fingono” di saperne già molto perché ricordano quel trucco particolare carpito al nonno, visto al lavoro.
L’aspetto più impegnativo è tenere duro, essere cioè tenaci, costanti, non volere tutto subito ma aspettare il tempo che serve. Ogni giorno c’è un piccolo impegno al quale non ci può sottrarre: verificare se tutto procede bene; dare acqua, studiare qualche accorgimento per riparare dal sole troppo forte o dal tempo a volte inclemente. Si fa a turno di solito tra i bambini per suddividere queste responsabilità, azioni comunque sempre gradite, piacciono a tutti: sono spazi di piccolo protagonismo che fanno sentire utili, importanti.
I bambini diventano custodi di questi spazi, piccoli o grandi che siano. Inaspettatamente vanno a vedere se c’è qualcosa di nuovo e quando questo accade dalla sera alla mattina è una grande sorpresa. Amabilmente si compiacciono, ne gustano la soddisfazione.

martedì 6 gennaio 2009

Capita di vedere nei giardini delle scuole particolari tracciati lungo il terreno: sono le piste. Se lo spazio a disposizione lo consente sono disegnate come circuiti con tanto di partenza, zone di sosta e punti di arrivo. A volte, invece, sono allestite per sfruttare al meglio quella zona pavimentata che diversamente viene poco utilizzata:basta anche un gessetto per delineare un tragitto o altri oggetti riposti che fanno da segnali. Muniti di quei mezzi a pedali come ad esempio le piccole bici, i trattori, i tricicli, di cui le scuole sono solitamente fornite, i bambini sono alle prese con piccoli problemi da risolvere: di equilibrio, velocità, forza, coordinamento dei movimenti tra le diverse parti del corpo. Stare in “pista” significa anche stare dentro i confini, tenere la direzione, calcolare le distanze; aspetti che servono ad acquisire la padronanza dello spazio. Nel gioco dei bambini le piste diventano terreno di gara dove sfidare gli amici nel partire per primi al “Via!”, strade di un viaggio ricordando quello fatto con mamma e papà, oppure il nome di un posto strano sentito in TV. Tutto si svolge in piena regola: dal saluto agli amici, al prepararsi per la partenza,al fermarsi per una brave sosta. Di piste nei giardini ce ne sono di tanti tipi. Queste appena descritte, siano esse fatte apposta o al bisogno, sono riservate al movimento. Ma lungo le scorciatoie e i percorsi preferenziali, che i bambini fanno per spostarsi da un punto all’altro del giardino, vengono a crearsi i sentieri ideali per molti giochi organizzati, come per esempio la caccia al tesoro. A testa bassa i bambini ripercorrono le vie conosciute, battendo ogni punto del terreno, scrutando ogni affranto, frugando sotto la siepe poco distante per portare alla luce anche il più piccolo segreto. Ancora più variegati e completi sono poi i percorsi sensoriali, predisposti in forma permanente o all’occasione in alcune zone del giardino. Si chiamano così perché vanno al cuore delle emozioni e delle sensazioni dei bambini grazie alla particolare combinazione di materiali con caratteristiche tra loro diverse: dai sassi, scelti tra quelli più adatti per dare quel leggero senso di instabilità, al tappeto di foglie per dare l’idea del morbido, al legno messo in una certa direzione.E i bambini li percorrono in tutti i modi: a piedi scalzi, quando possibile, a quattro zampe, di corsa per vedere l’effetto, piano piano per assaporare ogni sfumatura, a occhi chiusi per riconoscere e indovinare quel certo tipo di materiale, saltando su un piede solo, accucciati.Basta variare anche solo un elemento e il gioco si rinnova.

"Buca" in giardino !!!

Sembra cosa da poco, la sabbia. Eppure ha grandi potenzialità per i bambini che con essa sperimentano: la leggerezza, la consistenza, la malleabilità.
Un conto è lavorarla da asciutta: scappa dalle mani che si adoperano per tenerla insieme; le cose sembrano non prendere mai forma.
Altra cosa è da bagnata, rimane nel pugno e si modella al contatto: quella torta che esce dalla formina è perfetta, sollevando il secchiello resta una torre e l’una vicina all’altra offrono uno spettacolo incredibile. Le creazioni possono essere effimere o durature e tutto si può rifare.
La sabbia conserva le tracce, anche al tocco di un solo dito; raccoglie le impronte affascinanti di mani e piedi che s’incrociano.
Usata con diversi oggetti prende forme varie o somiglianze: dall’imbuto scende come fosse una clessidra, nei contenitori si stratifica e con il colino diventa ancora più impalpabile.
Impossibile non trovarla nei giardini delle scuole. Collocata discretamente nel posto più indicato, la sabbiera è un cantiere all’aperto., di grande richiamo per i bambini.
Quando si arriva in giardino, il primo gesto è “scoprirla”.Sono diverse, infatti, le sabbiere di oggi da quelle di un tempo. Generalmente hanno forma di un scatola, sono in legno, predisposte in forma apribile; anche quando non è così, sono comunque protette con appositi teli a rete o riparate con soluzioni e accorgimenti.
Tutto ciò assicura condizioni di igiene e di sicurezza. Una volta aperta inizia il lavoro dei bambini.
Chi si accuccia nel mezzo, chi invece si mette sul bordo allungando mani e braccia, chi ancora si ingegna per portarla altrove. L’uso cambia a seconda dell’età dei bambini; quelli più piccoli solitamente amano travasare, riempire, svuotare, fare le torte, sperimentare insomma tutte quelle possibilità del materiale, mentre quelli più grandi si cimentano in vere e proprie costruzioni.
Una gestione attenta e sensibile da parte dell’adulto garantisce a ciascuno il suo spazio. E non mancano le regole: non va lanciata in aria così per fare, e neppure buttata in giro per il solo gusto, va maneggiata portando rispetto al compagno vicino.
Per tutto il tempo “fuori” la sabbiera continua a essere un luogo vivo: qualche bambino ci sta parecchio, preso dal piacere e dalla soddisfazione.
Quando è il momento di rientrare ci si dedica a quelle importanti azioni di cura e riordino quotidiano che coinvolgono anche i bambini; l’ultimo sguardo dell’adulto è per assicurarsi che ogni cosa sia in ordine.
La sabbiera viene chiusa per il giorno dopo, è un rito che si ripete, e a “salutarla” è quel battito di piedi… per ripulirsi prima di entrare.

sabato 3 gennaio 2009

Scenari fantastici....le attrezzature!!

Le strutture sono presenze importanti, autorevoli, che si distinguono da tutto il resto; si vedono in lontananza da qualunque punto del giardino. Anche lo spazio di cui necessitano contribuisce a dare una nota di rilievo: ne serve un bel pò per non essere soffocate o sacrificate, considerato anche che frequentamente vanno a sostituire tante altre attrezzature singole. Può accadere, ad esempio, che lo scivolo, sia inglobato in una parte della struttura stessa; una traversa diventa il punto di appiglio per le corde dell'altalena, le scale non mancano così come piccoli ponti di attraversamento. Si sviluppano su più piani, cosa che le rende ancora più interessanti per i bambini. Il sotto si presta pe ri giochi del nascondersi, radunarsi, fare tana; il sopra, per i gichi di "conquista". Viste da sotto in su trasmettono quel senso d'imponenza; cambia invece la prospettiva da sopra. E i bambini amano queste diverse angolature nella stessa misura in cui cercano le minute fessure. Dato che tutte le parti della strutture sono fra loro collegate, per i bambini diventa facile spostarsi: più accorti se il punto è "delicato", più veloci se non c'è alcun problema; si arrampicano se di lato sono poste reti o corde; raggiungono il punto in alto che è come arivare alla cime. Da lassù si sentono forti, potenti, maestosi e al contempo riparati da solide protezioni attorno. la lora caratteristica, quindi, è quella di essere dei piccoli "territori" operativi. Guardando i bambni giocare si ha proprio la sensazione di un mosaico che si viene a comporre: sono distribuiti ovunque, sopra, sotto, di lato, a coppie, da soli, a gruppetti e tutto sembra prendere significato. Il materile preferito per questo tipo di attrezzature resta il legno, che dà un tocco più sobrio, in armonia con il contesto. Tempi addietro si preferivano colori vivaci; oggi invece si ritengono più adatte le tinte al naturale dato che in giardino già si abbandona di colori.

Classici da giardino...le attrezzature

Non passano di certo inosservate quelle grandi attrezzature da giardino come l’altalena, lo scivolo, la giostra. Ci siamo abituati a vederle al punto da identificare con esse il gioco all’aperto dei bambini; pensiamo che assorbano interamente l’attenzione, che siano la fonte vera del divertimento. Sono sicure, a norma, disposte bene pensando a tempi e modi d’uso a seconda dell’età dei bambini: questo rende tutti più tranquilli.

L’attrattiva che hanno è innegabile anche se, spesso, il “fascino” viene da latro che non dal solo uso ripetitivo e a volte monotono. Vediamole, una a una.

Salire sullo scivolo è un’avventura per i bambini: tenendosi ben stretti si spingono verso il fuori, ma addirittura il gioco è aiutarsi con una mano sola. Tra uno scalino e l’altro spiano dal buco in mezzo . Arrivati sul pianerottolo in cima si trattengono un po’ prima di scendere per scambiare una parole con il compagno dalla voce che esplode. Per i più piccoli, che della discesa hanno un po’ di timore, c’è sempre la mano dell’adulto.

L’altalena è il movimento che si fa dolce, quasi a lasciarsi andare o deciso a toccare il cielo. “Più forte, più forte!!!” è infatti la richiesta dei bambini , catturati da quella sensazione di libertà e di sguardo sul mondo in movimento.

Il “bello” è alternarsi, fare a turno tra chi spinge e chi sta su anche se questo richiede di fidarsi; il segreto, allora, è trovare il ritmo giusto, quello accettabile per ciascuno perche magari la paura di cadere sale all’improvviso. A volte, sul seggiolino dell’altalena viene perfino messo a sedere il bambolotto preferito, facendo finta di addormentarlo come fanno i grandi.

La giostra: è rotare e ruotare. Ciò che prende i bambini è quel vedersi girare le cose intorno, l’una dietro l’altra, più o meno veloci a seconda del giro. Ma appena scesi il gioco si fa ancora più divertente: si finge di non reggersi in piedi, di cadere a terra o di cadere vicino, l’uno sopra l’altro. Si scatenano le risate e prima di rialzarsi ne passa di tempo.

Ci sono momenti , poi, in cui l’oggetto in sé passa in secondo piano per lasciare spazio alle variazioni realizzate dai bambini. La giostra diventa ancora il posto dove raccogliersi in gruppo per conservare: quanti racconti lasciati al “vento”… quante piccole confidenze …

Lo scivolo è anche il rifugio improvvisato con due teli appena, dove ci si nasconde per non farsi scoprire. Quella buca d’atterraggio che si forma sul davanti al calpestino è l’ideale per versarvi l’acqua. Ci vuole un attimo anche a trasformare l’altalena in tavolino per il disegno. E tutto è molto più intrigante se vicino c’è un adulto che sta al gioco e ci mette del suo.