Care mamma e visitatrici dopo aver parlato dei vari modi per far divertire il vostro bambino oggi volevo parlarvi di un gioco un pò particolare, l’amico immaginario. Due terzi dei bambini hanno un amico immaginario con cui dialogano, litigano e giocano prima di prendere sonno, o nel ritorno da scuola, o se si ritrovano da soli a casa. Di solito si ha un amico immaginario in età prescolare e alcuni studi confermano che il fenomeno è più frequente nei primogeniti. Tutto si può dire dei bambini tranne che manchino di un certo senso pratico: si inventano un amico immaginario, con cui giocheranno, si confideranno, litigheranno. Immaginario, segreto, personale, umano, fantastico: come farne a meno? Le luci si spengono, la mamma ha dato il bacio della buonanotte, il buio incombe e il sonno invece no. Oppure da soli a casa, spaventati da rumori e scricchiolii, una solitudine che non ha nulla di esistenziale e malinconica ed è tutta concreta, palpabile, immeritata. O per strada, rincasando e persi nel proprio sovrappensiero. È così che nasce l'amico immaginario, a volte perfettamente invisibile, a volte incarnato in un peluche, un orsacchiotto come Winnie-the-Pooh. L'amico immaginario è sempre lì, disponibile: non ha la mamma che lo aspetta a casa, non ha orari e obblighi, non va a scuola, è ovviamente emancipato. L'amico immaginario può essere la reazione ad una condizione di solitudine e si riscontra appunto per lo più nei figli unici e in bambini timidi o che vivono in un ambiente familiare poco aperto alle relazioni esterne. L'”amico immaginario” permette, dunque, di compensare le tensioni, di ripensare alle proprie esperienze, di elaborarle e sopportarle meglio quando i bambini si sentono infelici. Tuttavia l'utilizzo dell' “amico immaginario” non deve diventare un mezzo per il bambino attraverso cui si rinchiude in se stesso ed evita così il contatto con i coetanei e con gli adulti dai quali forse si sente poco accettato, non compreso e gratificato. Il gioco dell'amico immaginario è un gioco “normale”, ma è preferibile prestare attenzione particolare quando permane nella fase preadolescenziale (dai 10/11 anni in poi); in tal caso quel gioco potrebbe indicare un disagio psicologico che va indagato più a fondo.Per quanto concerne l'atteggiamento migliore che i genitori possono assumere nei confronti dell'amico immaginario gli psicologi consigliano di entrare, senza essere invadenti, nello spazio in cui dimora l'amico immaginario per poter comunicare e giocare con lui. Fare “amicizia” con l'amico immaginario consente ai genitori di conoscere in modo più profondo il proprio bimbo. Soltanto quando diventa una specifica modalità di fuga dalla realtà occorre intervenire per evitare che la fantasia prenda il sopravvento nella vita del bambino e che gli impedisca la distinzione tra gioco e realtà.
Ciao a tutti!!!!!!!!!!!
15 anni fa
3 commenti:
Credo che l'amico immaginario sia il dialogo che il bambino attua con se stesso! Guarda caso l'amico immaginario pensa allo stesso modo del bambino, ma il bambino viene educato, e allora il timore resta che l'amico immaginario rimanga "ineducato" e legato all' Es, all'istinto, ai "no" che non si accettano e che non si vogliono sentire...L'amico immaginario diventa un preicolo quando nella crescita non si fonde con il bambino, ma resta una sua personalità diversa e distinta..è questo che volevi dire Giulia?
L'amico immaginario può aiutare il bambino a superare un momento difficile, ma non deve mai essere un ostacolo alle relazioni sociali reali che attraverso il confronto portano alla graduale maturazione.
Sarà dunque compito degli educatori genitori e insegnanti prestare attenzione alle esigenze del bambino senza impedirgli di avere degli spazi dove possa trovare posto a volte anche un ...meraviglioso,fantastico amico immaginario.
L'amico immaginario può essere sintomo di solitudine, ma noi tutti però ricordiamo anche a distanza di anni il nostro "oggetto" preferito da portare sempre con noi,un cuscino, una coperta o un orsetto....quanta compagnia ci hanno fatto!!!
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