Care mamma e visitatrici dopo aver parlato dei vari modi per far divertire il vostro bambino oggi volevo parlarvi di un gioco un pò particolare, l’amico immaginario. Due terzi dei bambini hanno un amico immaginario con cui dialogano, litigano e giocano prima di prendere sonno, o nel ritorno da scuola, o se si ritrovano da soli a casa. Di solito si ha un amico immaginario in età prescolare e alcuni studi confermano che il fenomeno è più frequente nei primogeniti. Tutto si può dire dei bambini tranne che manchino di un certo senso pratico: si inventano un amico immaginario, con cui giocheranno, si confideranno, litigheranno. Immaginario, segreto, personale, umano, fantastico: come farne a meno? Le luci si spengono, la mamma ha dato il bacio della buonanotte, il buio incombe e il sonno invece no. Oppure da soli a casa, spaventati da rumori e scricchiolii, una solitudine che non ha nulla di esistenziale e malinconica ed è tutta concreta, palpabile, immeritata. O per strada, rincasando e persi nel proprio sovrappensiero. È così che nasce l'amico immaginario, a volte perfettamente invisibile, a volte incarnato in un peluche, un orsacchiotto come Winnie-the-Pooh. L'amico immaginario è sempre lì, disponibile: non ha la mamma che lo aspetta a casa, non ha orari e obblighi, non va a scuola, è ovviamente emancipato. L'amico immaginario può essere la reazione ad una condizione di solitudine e si riscontra appunto per lo più nei figli unici e in bambini timidi o che vivono in un ambiente familiare poco aperto alle relazioni esterne. L'”amico immaginario” permette, dunque, di compensare le tensioni, di ripensare alle proprie esperienze, di elaborarle e sopportarle meglio quando i bambini si sentono infelici. Tuttavia l'utilizzo dell' “amico immaginario” non deve diventare un mezzo per il bambino attraverso cui si rinchiude in se stesso ed evita così il contatto con i coetanei e con gli adulti dai quali forse si sente poco accettato, non compreso e gratificato. Il gioco dell'amico immaginario è un gioco “normale”, ma è preferibile prestare attenzione particolare quando permane nella fase preadolescenziale (dai 10/11 anni in poi); in tal caso quel gioco potrebbe indicare un disagio psicologico che va indagato più a fondo.Per quanto concerne l'atteggiamento migliore che i genitori possono assumere nei confronti dell'amico immaginario gli psicologi consigliano di entrare, senza essere invadenti, nello spazio in cui dimora l'amico immaginario per poter comunicare e giocare con lui. Fare “amicizia” con l'amico immaginario consente ai genitori di conoscere in modo più profondo il proprio bimbo. Soltanto quando diventa una specifica modalità di fuga dalla realtà occorre intervenire per evitare che la fantasia prenda il sopravvento nella vita del bambino e che gli impedisca la distinzione tra gioco e realtà.
sabato 22 novembre 2008
venerdì 21 novembre 2008
Se il bambino si annoia: perche e cosa fare?
Eccoci qui anche oggi a parlare dei bambini!! Oggi volevo affrontare il tema della noia che è molto diffuso tra i ragazzi!!!
Molto spesso i genitori entrano nello sconforto quando i figli manifestano noia. E’ incomprensibile vedere come i bambini e i ragazzi non sappiano come occupare il loro tempo libero e trascorrono ore o intere giornate nelle loro stanze davanti a giochi e dispositivi elettronici; questo fenomeno si manifesta soprattutto nel periodo estivo.
La noia non è causata dall'assenza di stimoli o di opportunità come tutti pensano. I bambini spesso si annoiano pur disponendo di una grande quantità di giochi e avendo numerose proposte di cose da fare. La causa della noia è da ricercare all'interno della persona, nella difficoltà ad impegnarsi in attività impegnative che prevedono il raggiungimento di uno scopo importante, ma addirittura nel pensarlo. Per fronteggiare la noia non basta proporre nuovi giocattoli, nuovi stimoli, nuove attività preconfezionate. I bambini fin dalla primissima infanzia sono sommersi da oggetti e compiti che richiedono solo di essere passivamente usati o eseguiti. In questo modo i nostri piccoli non si abituano ad immaginare un obiettivo da raggiungere, a progettare come arrivarci ed ad impegnarsi per ottenere il risultato prefissato. Quando i bambini crescono, soprattutto nell'adolescenza, l'incapacità e la difficoltà di progettare attività personali e significativi in cui impegnarsi genera un profondo disagio che non deve essere trascurato perché può essere all'origine di comportamenti rischiosi. Molti adolescenti, infatti, per sfuggire alla noia praticano attività estreme, pericolose per sé e per gli altri (fare sfide in moto, ubriacarsi, sballarsi con stupefacenti etc.) Con questi atteggiamenti estremi cercano una scarica di adrenalina che dà l'illusione di vivere meglio. Si tratta in realtà di un brivido che dura solo alcuni minuti e poi si torna alla normalità, più annoiati e insoddisfatti di prima.
La noia nei bambini e negli adolescenti si combatte chiedendo loro di impegnarsi nel raggiungimento di un obiettivo che deve essere per loro ovviamente significativo. Non è importante se le proposte partono dai ragazzi o dai genitori, ma bisogna capire e valutare a cosa sono di più interessati, spingerli a scegliere tra diverse alternative, aiutarli a darsi un obiettivo preciso, ad organizzare le varie tappe per raggiungerlo ed infine impegnarsi per ottenere il risultato che si sono prefissati. Questo discorso vale sia per attività che si svolgono dentro casa, come hobby, sia per quelle fuori casa, nello sport, nel volontariato, in parrocchia, nel quartiere.
Qualche consiglio per i genitori
Fin da piccoli evitare di sommergere i bambini di giocattoli, in particolare quelli molto strutturati che abituano alla passività e alla semplice esecuzione, non si lascia così spazio alla creatività, all'azione personale e alla progettualità. Quando i vostri figli vi dicono che si annoiano sarà necessario proporre loro una meta chiara da raggiungere attraverso il loro impegno personale. La noia si affronta coltivando nuovi hobby, facendo un lavoro per sé o per gli altri, imparare azioni nuove utili per la vita.
Anche impegnarsi nelle più comuni attività della vita domestica e familiare può rappresentare una soluzione alla noia. I figli si sentono coinvolti nella vita familiare e non esclusi (cosa che frequentemente si verifica). Un'altra proposta utile per combattere la noia è la lettura dei libri.
E' opportuno leggere dei libri ai nostri figli che fin da piccolissimi impareranno quando cresceranno a trascorrere il tempo anche da soli...magari in compagnia di un buon libro!
martedì 18 novembre 2008
Pericolo nella cesta di giocattoli!!!!
Ciao ragazze oggi ho deciso di parlarvi di alcuni rischi che potrebbero correre i bambini attraverso i loro giocattoli. Negli ultimi mesi il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali ha segnalato la presenza sul mercato italiano di alcuni giochi pericolosi, avvisiamo i genitori e agli educatori di controllare i loro ultimi acquisti per i bambini. Su segnalazione del ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali sono stati ritirati da supermercati e punti vendita alcuni giocattoli ed articoli pericolosi per la salute dei bambini.
L'elenco comprende:
- Tappetini in materiale plastico morbido di provenienza cinese costituito da elementi-tasselli di vari colori, utilizzati sia a domicilio che in asili nido o ludoteche. Il tappetino potrebbe essere nocivo per ingestione accidentale e irritante per gli occhi se esposti ai vapori emanati dalle formelle.
- Candele a forma di cioccolatini in confezione di plastica trasparente di forma e colori diversi; tali candele potrebbero essere facilmente scambiate per cioccolatini e ingerite;
- Bombolette schiuma spray di Carnevale da 250 ml, prodotto e commercializzato dalla ditta Solchim spa di Cremona: il contenuto è irritante e potenzialmente dannoso per possibili danni alle cornee.
Questi prodotti sono di solito commercializzati presso negozi di casalinghi, supermercati o centri commerciali. Si raccomanda per questo ai genitori e agli educatori la massima attenzione nell'acquisto di giocattoli per i più piccoli e di controllare inoltre i recenti acquisti per figli e nipotini. I cittadini che eventualmente individuano tali prodotti sono pregati di segnalarli ai servizi di igiene pubblica degli enti locali. Meglio avere in casa pochi giocattoli ma di buona qualità, sorvegliare sempre il gioco dei bambini e se possibile giocare insieme a loro.
lunedì 17 novembre 2008
Come intrattenere un bimbo piccolo?
Ci sono molto metodi per intrattenere un bambino, ma oggi parleremo di quelli più semplici e "spiritosi".
Lo specchio: lo sapevate che tutti i bambini sono narcisisti?passano volentieri ore ed ore daventi ad uno specchio...se riuscite a metterne uno alla loro altezza potrete farvi tranquillamente una bella doccia in tutta serenità!!!
Nella vecchia fattoria: i bambini adorano quando facciamo dei versi assurdi, e con questa canzoncina, ritmata a dovere e con i toni giusti, potrete far mangiare anche i più inappetenti!!!!
Pentole e coperchi: ma anche contenitori e scatoline, a quest'età sono così curiosi che giocano con tutto ciò che fa rumore..tranne coi loro giochi!!!
Fiori e piante: i bimbi sono amanti della natura ..adorano strappare e manipolare fiori e piante...chi ha un giardin lo sa...però in un giardino pubblico il divertimento è assicurato!!!
Arrampicata libera:quanto piace a tutti arrampicarsi?ebbene, se provate a fare un percorso di cuscini a diverse altezze, stanno li a provare e riprovare finche, come dei piccoli soldatini, non avranno completato il percorso.
La piscina con le palline: Quando è estate potete riempire una piscinetta con tante palline colorate ..vedrete che i vostri bimbi impazziranno!!!
Cassettomania: se avete in casa un cassetto ad altezza di monello, riempitelo con oggetti d'uso quotidiano (una rivista, una spazzola nuova, un vecchio joystick o telecomando, ecc.) e ogni tanto lasciatelo aperto ...vedrete che divetimento!!! ricordate però di cambiare il contenuto ogni settimana altrimenti perderà interesse!!!
Cantare e mimare: quando sono nervosetti se cantate e mimate la canzone, per cinque minuti smettono di frignettare..va bene qualunque canzoncina ..basta che sia mimata.
Televisione: su questo intrattenimento i pareri sono discrdanti, ma a piccolissime dosi può essere un divertimento per i più piccini òpurchè si selezionino i programmi, ma miraccomando usare con moderazione a quest'età non più di un'ora al giorno, possibilmente con intervalli lunghi (20 minuti la mattina, 20 al pomeriggio e 20 la sera).
Trottola: una must a quest'età, una trottola magari musicale, non può mancare nei giochi dei vostri figli..un pò come le costruzioni!!!
sabato 8 novembre 2008
Musicoterapia !!!
Caro lettore, ieri stavo guardando un servizio in tv riguardo alla musicoterapia e essendo rimasta molto colpita volevo accennarvi anche questo metodo di cura come ho fatto con la terapia del sorriso. Da sempre la musica fa bene all’uomo e la storia ci insegna che non esiste e non è esistita popolazione senza musiche e danze, a partire dalla notte dei tempi. Sul nostro pianeta Terra, tutto ciò che è vivo vibra di onde sonore. La vita di ciascuno di noi ha avuto inizio attraverso il cullamento delle onde sonore del corpo materno (la prima orchestra) La musica, nelle sue pressoché infinite forme e stili, ci ripropone l’accoglienza, il coinvolgimento, la gioia che abbiamo conosciuto ancor prima di venire al mondo. Chi opera servendosi della musica come terapia, ossia si prende cura delle persone (non importa se bambini o adulti) facendo musica con loro, si impegna a creare un dialogo. In musicoterapia si comunica con i suoni, con i giochi musicali che sorgono spontanei. In musicoterapia conta quello che il professionista sa fare . Poiché si tratta di musicoterapia egli, in primo luogo, sa come suonare nelle diverse situazioni. Da più di trent’anni, nel nostro paese, esiste il bisticcio fra i termini "musicoterapista", "musico terapeuta. Il musicoterapeuta è in grado di operare trasformazioni e cambiamenti interiori attraverso i giochi creativi dell’improvvisazione musicale critica, l'utilizzo degli strumenti musicali idiofoni ecc. L’agire attraverso la musica si dimostra indispensabile per creare una relazione interpersonale fondata su emozioni di gioia partecipativa, sul nascere della fiducia in se stesso, dell’autostima, sul giungere ad una relazione costruttiva con il mondo, con gli altri, con se stesso. Vivere emozioni di gioia, superare ostacoli che rischiano di compromettere la relazione, affrontare patologie, le più varie, con la musica, secondo i principi sui quali si fonda la musicoterapia umanistica, significa portare modi nuovi di interagire che conducono verso eventi fin qui collocati nell’ambito dei miracoli e delle cose impossibili. La musicoterapia umanistica presenta fondamenti teorico-epistemologici sul grandissimo e sempre più diffuso tema dei disturbi o assenza di linguaggio verbale e degli apprendimenti in generale. Sottolineiamo il fatto che, anche a novant’anni, l’essere umano è in grado di imparare qualcosa di nuovo.
venerdì 7 novembre 2008
Sviluppo emotivo ed affettivo dai 3 ai 6 anni.
Ciao visitatrici, spero che gli argomenti che sto trattando vi interessino particolarmente, oggi volevo continuare a parlare dello sviluppo toccate il tema dello sviluppo emotivo ed affettivo dei bambini dai 3 ai 6 anni. Iniziamo spiegando cosa significa sviluppo.
Con questo termine ci si riferisce ad una serie di cambiamenti, sia quantitativi che qualitativi, che si verificano nel corso della vita della persona.
Lo sviluppo affettivo ed emotivo si riferisce all'evoluzione del complesso dinamico dei vari sentimenti e alle valenze da questi assunte. La comunicazione affettiva è presente fin dal concepimento grazie alla simbiosi esistente tra madre e feto; quest'ultimo man mano che si sviluppa diventa capace di percepire stimoli diversi dalla madre. Ormai le recenti ricerche mettono in evidenza come la fase prenatale è caratterizzata da un'ampia esperienza affettiva da parte del feto sia recettiva che attiva.
Lo sviluppo di un'affettività ed emotività armonica e ben strutturata costituisce la base indispensabile ai fini della formazione di una personalità sana.
Un'affettività disturbata comporterà sempre dei disturbi nelle altre sfere della personalità.
Come procedelo sviluppo affettivo ed emotivo e quali abilità acquisiscono i bambini tra i tre ed i sei anni?
A 3 anni i bambini acquisiscono il concetto di un sé privato, pensante, non visibile ad un osservatore esterno. Cominciano a capire che gli adulti non possono vedere i loro pensieri e scoprono di conseguenza di poter dire anche qualche bugia.
I bambini di 3-4 anni, inoltre, parlano di sé in prima persona e si riconoscono come autori dei loro discorsi. Apprendono precocemente ciò che i genitori o gli insegnanti si attendono da loro. Si può dire che interiorizzano le loro norme e i loro valori.
Tra i 4 e i 6 anni cominciano a porre domande di tipo “filosofico” (per esempio da dove vengono gli uomini, dove sta il pensiero), al tempo stesso però i legami tra le cose rispondono ancora a criteri soggettivi. Di alcuni oggetti possono comprendere il loro funzionamento di altri no. Possono pensare, per esempio, che il campanello della bici sia necessario al movimento ed ignorare il ruolo della catena. Sanno, però, immaginare situazioni che non esistono e questa abilità consente loro di fare nuovi giochi di fantasia e di invenzione e di apprezzare le fiabe.
Tra i tre e i sei anni i bambini scoprono anche il piacere di toccare i propri organi genitali e sono interessati alle differenze di genere. E' bene non assumere atteggiamenti punitivi o di sconcerto di fronte alle normali curiosità di questa età; non è invece consigliato sollecitare nei bambini di proposito la loro sessualità con carezze insistenti o sfregamenti che possono eccitarli. Bisogna anche considerare che la sessualità di bambini tra i tre e i sei anni ha una carica erotica limitata. Nel bambino piccolo il piacere erotico provocato dalla stimolazione degli organi genitali è piuttosto modesto, tranne che per una minoranza di bambini che risulta essere più eccitabile rispetto alla maggioranza. I bambini scoprono poi le differenze anatomiche tra i sessi e possono emergere le prime fantasie a sfondo sessuale.
Tra i quattro e i sei anni emerge, anche, il senso del pudore che secondo alcuni dipende dalle sensazioni che il bambino prova e, secondo altri, dipende soprattutto dal tipo di ambiente che circonda il bambino. La nudità del corpo umano, in effetti, assume valori diversi in contesti differenti e non è sempre associata ad eccitazione sessuale.
Tra i 3 e i 6 anni i bambini hanno bisogno di avere ampie opportunità di contatti sociali, in particolare con coetanei. La socializzazione con i coetanei prevede un piano di maggiore parità e consente di sperimentare anche altre abilità: gli amici devono essere conquistati, con loro si litiga ma si impara anche a fare la pace, bisogna impegnarsi per mantenere nel tempo le amicizie, si sviluppano gelosie e rivalità ma anche solidarietà e tolleranza reciproca.
La comparsa dell'interazione linguistica fa emergere una nuova abilità relazionale sociale che consente la formazione di competenze affettive in merito allo sviluppo di sentimenti interindividuali segnando l'inizio di un'organizzazione permanente della dimensione affettiva stessa.
La dimensione affettiva si articola e si definisce nelle sue valenze di rispetto, timore, fiducia, simpatia, antipatia ecc.
Affettività ed intelligenza procedono in modo indissolubile, costituendo aspetti diversi ad ogni azione. Tutte le condotte umane sono caratterizzate da entrambi gli elementi.
mercoledì 5 novembre 2008
IL DISEGNO....una fonte di sorriso?
Vorrei iniziare partendo proprio da una semplice osservazione del bambino nei primi due anni di vita. Certamente ciò che ci colpisce è il suo inesauribile bisogno di fare esperienze attraverso il movimento; egli è assolutamente coinvolto dal suo continuo desiderio di compiere delle azioni e quindi si coinvolge in attività pratiche e manipolative.
Il fare del bambino in questi due anni è assolutamente istintivo e casuale poi, lentamente inizia ad essere orientato a degli scopi. Questo lo possiamo notare quando il bambino comincia ad allungare un braccio per afferrare qualche oggetto e quando, successivamente, tenterà di compiere la stessa azione per soddisfare il medesimo interesse.
Questa premessa può apparentemente sembrare lontana dalla comprensione dell'evoluzione del disegno infantile, ma ciò che ho descritto è il naturale e spontaneo processo di sviluppo che continua e si amplia nell'espressione grafica. Infatti, il disegno del bambino è all'inizio, verso i quindici mesi, generato da gesti casuali.
Il piccolo prende una matita e, per caso o per imitazione, traccia il primo segno: ciò che gli dà soddisfazione e cerca di ripetere il gesto. Il bambino sarà contemporaneamente stupito della linea che è scaturita della punta della matita, ma anche entusiasmato dal piacere provato nell'eseguire il movimento che ha prodotto il segno.
Dopo circa sei - sette mesi, quindi verso i vent'uno / ventidue mesi, l'attività istintiva del bambino si sfuma per lasciare emergere un timida intenzionalità, nel senso che il piccolo è in grado di coordinare meglio le sue capacità visive con quelle motorie, e quindi saprà orientare con più scaltrezza il suo movimento per produrre determinati segni. In questi mesi il bambino sarà interessato a produrre linee orizzontali, verticali e circolari, dette comunemente scarabocchi.Da diverse ricerche è emerso che la forma circolare sia la prediletta a questa età, perché è dovuta ad un movimento di base che egli compie facendo agire insieme la spalla, il braccio, il polso, la mano e le dita. Questo movimento infatti è stato ripreso anche nell'arte-terapia come esercizio di riscaldamento per aiutare il soggetto a mettersi in contatto con sé stesso.
La nota ricercatrice Kellogg, analizzando molti disegni dei bambini in contesti culturali diversi, sostiene che la forma circolare è universale e la definisce una sorta di "arte infantile auto-appresa". Queste figure sarebbero per lei come dei veri e propri "mandala", perché permetterebbero al bambino di raffigurare gli oggetti più svariati arricchendo la forma base con modifiche e appendici di vario tipo.
Intorno ai tre anni e mezzo, con l'arricchirsi dell'esperienza del bambino e del suo mondo interno rappresentativo, emergono timidamente i primi abbozzi della "FIGURA UMANA".Inizialmente sarà una forma rotonda con due appendici inferiori, quindi la testa e le gambe. Gradualmente gli altri elementi compariranno: le braccia come due fili attaccati alla testa, poi ancora un altro cerchio per definire "la pancia" e infine dei segni per caratterizzare il viso. Questi ultimi saranno indistintamente posti dentro o fuori dal cerchio "viso" e solo diversi mesi dopo troveranno una collocazione esatta. Il colore a questa età è utilizzato in modo assolutamente personale e soggettivo; il viso potrà perciò essere rosso, blu o di qualsiasi altro colore che piaccia al "piccolo artista": ciò che ha importanza per il bambino è il soddisfacimento del suo piacere.
Per tutto il periodo dell'egocentrismo egli disegnerà non curandosi dell'ordine e della logica delle cose, ma obbedirà alla propria sequenza interna, quindi ai propri affetti.
Facilmente in questo periodo si possono vedere oggetti con proporzioni "sbagliate" o con relazioni bizzarre, ma ciò indica l'importanza e l'interesse che sente il bambino per una determinata situazione o cosa o persona.
Il disegno ora è come una fotografia dell'investimento affettivo del bambino, del suo modo di vedere la realtà, la quale spesso non collima con la realtà oggettiva. Il disegno è come una finestra che permette al piccolo sia di guardarsi dentro sia di guardare fuori e comprenderne il significato.
In questa prospettiva si possono interpretare diversamente le omissioni, le dimenticanze, le ripetizioni e le esagerazioni che sempre accompagnano le produzioni dei bambini.Da questa introduzione si può capire che il disegno è strettamente legato alla maturazione affettiva, intellettiva e sociale del bambino. Verso i sei anni, il bambino, uscendo un po' dal suo egocentrismo, inizia ad essere interessato anche al mondo naturale e quindi si esperimenta nel rappresentare il PAESAGGIO. Lo sforzo che egli deve compiere in questa tappa è quello di adattare ed elaborare dei nuovi segni adeguati alla sua rappresentazione. Come per la figura umana, anche per il paesaggio c'è inizialmente la ripetizione della stessa immagine per possederla in maniera certa, poi avviene il suo continuo arricchimento. Le prime case dei bambini sono composte da un quadrato e un triangolo; verso i cinque - sei anni compaiono le finestre con le tende, con le maniglie…c'è quindi la ricerca del dettaglio e l'interesse ad abbellire l'immagine stessa. Anche l'uso del colore diventa regolato da un esame della realtà maggiormente attinente, ma comunque ancora permane una certa soggettività.
In questa fase quasi tutti i bambini riescono a colorare dentro ad una forma; ormai hanno chiaro il concetto della linea come elemento che definisce lo spazio e quindi stabilisce il dentro e il fuori.
Con l'assimilazione di queste abilità c'è anche il rinforzarsi della relazione tra il colore e l'oggetto, una rappresentazione dello spazio che svela i nuovi rapporti di consapevolezza circa l'ambiente che lo circonda, ed inoltre il bambino non disegna più solo dal suo punto di vista ma considera la relazione logica fra gli oggetti. Il bambino ora riesce anche a disporre le immagini di un disegno secondo un ordine temporale e a poter verbalizzare l'effetto causale.
Nei disegni dei bambini compare anche la linea di terra. Ma a quest'età il bambino introduce anche un'altra linea, quella del cielo, dopo la quale generalmente c'è il colore azzurro. Queste partizioni dello spazio, le quali possono apparire semplici, in realtà riproducono un'analisi ed un'elaborazione molto complessa che il bambino compie sulla realtà.
Fino ai nove anni questa abilità di osservare e riprodurre in modo quasi schematico diventa la caratteristica principale della FASE DELLA COMPLESSITA'. Il bambino diventa abile a raggruppare, categorizzare e ordinare secondo categorie logiche, e poi riesce a riflettere queste elaborazioni mentali nelle rappresentazioni grafiche con semplicità e spontaneità.
La figura umana ora è definita, e spesso ripetuta perché ormai assolutamente sperimentata, ma nello stesso tempo adattabile a esprimere nuovi contesti. Ad esempio, se un bambino vede un particolare personaggio in TV lo riesce a riprodurre partendo dallo schema base per poi integrarlo con altre forme o colori in modo da avvicinarlo al modello.
Il bambino manifesta in questi "adattamenti" la sua creatività, la sua possibilità di elaborare conoscenze possedute. Anche il colore è ora usato secondo uno schema astratto e simbolico: il cielo azzurro, l'erba verde.., ma anche questo schema è personalizzato pur rimanendo ad esso fedele.
Dai nove anni in avanti si manifestano graduali cambiamenti che testimoniano i progressi nella maturazione percettiva ed intellettiva e la rinnovata sensibilità nel rappresentare l'esperienza. Scompaiono, infatti, gli schemi ripetitivi e si presentano modalità originali di rappresentazione, con una notevole quantità di dettagli. Anche nella fase precedente c'erano i dettagli, ma erano proposti sinteticamente e attraverso forme e linee geometriche; ora sono più realistiche e concrete.
Anche la capacità di osservare è di qualità migliore, quindi scompaiono le esagerazioni e le deformazioni con le quali in bambino esprimeva il suo vissuto, perché questo è manifestato o con l'inserimento di particolari o con la scelta stessa dell'immagine rappresentata. Il legame stretto oggetto - colore è meno rigido e vincolante, quindi c'è il tentativo di coglierne la particolarità e la specificità.
Verso gli undici anni, si nota un ulteriore progresso nelle rappresentazioni: i particolari e le sfumature sono dominanti, c'è il riconoscimento degli effetti di chiaro - scuro, si esprime una certa prospettiva e la tridimensionalità, avviene la personalizzazione delle figure umane caratterizzandone l'espressione del viso e le caratteristiche sessuali, c'è la morbidezza delle linee per mostrare particolari oggetti e/o avvenimenti, e poi l'emergere dello spirito critico e quindi una risultante Immagine che tiene conto del mondo affettivo ed emotivo ormai evoluto del ragazzino.
martedì 4 novembre 2008
Associazioni di volontariato
lunedì 3 novembre 2008
Terapia del sorriso.
La Terapia del Sorriso comprende due tecniche, entrambe hanno il fine di esternare e riequilibrare le emozioni.
Mentre l’Animazione Terapeutica si occupa di risvegliare la parte sana che vive dentro noi, l’Animazione emozionale riequilibra la parte emozionale della persona .L’Animazione Terapeutica è rivolta al bambino , agli educatori e ai famigliari, poiché prevede degli esercizi gioco che lo coinvolgono direttamente al fine di esternare e riequilibrare le sue emozioni.L’Animazione Emozionale invece è una tecnica che si rivolge al neonato, al neonato pretermine e a tutte le persone non autonome, poiché si serve di un metodo per entrare in contatto con chi non può esprimersi, comunicando attraverso le emozioni.Tutto è relativo, l’unica risposta per applicare una tecnica piuttosto che l’altra, viene data dalla persona, dalle sue emozioni, dalla reazione alla situazione che sta vivendo.
sabato 1 novembre 2008
Disturbi infantili
- malattia personale (allergie, asma, gravi problemi organici)
- ambiente domestico disagiato (confusione, sporcizia, rumorosità)
- grave malattia di un genitore o un fratello
- ambiente scolastico sfavorevole (competitività, insegnanti inadeguati, compagni prepotenti
Cosa significa formazione?
Per nessuna fascia d’età la parola formazione è così appropriata come per i primi anni di scuola, anche se normalmente quando parliamo di formazione pensiamo soprattutto alle scuole superiori o all’università.Se assumiamo il termine formazione nel suo significato etimologico di "dare una forma", è il bambino piccolo che maggiormente richiede un’azione formativa, capace cioè di strutturare e ricomporre tutte quelle funzioni e potenzialità, che non hanno ancora una forma precisa, ma che costituiscono in germe l’individualità di ognuno. Un progetto di formazione per la prima infanzia deve partire da questa prima considerazione: formare il bambino vuol dire innanzitutto accogliere, leggere e interpretare i suoi bisogni e le sue risorse, mettendovi ordine attraverso interventi e metodi adeguati.Pensare il bambino piccolo come un soggetto portatore di competenze non ancora espresse, con delle risorse naturali che, se opportunamente sollecitate, sono in grado di favorire la sua crescita e maturazione, significa pensare la sua formazione come un’intelligente opera di stimolazione, e al tempo stesso di guida e contenimento. Ciò vuol dire offrire al bambino occasioni per esercitare e sviluppare le sue potenzialità, guidandolo con autorevolezza, ma con il giusto rispetto della sua crescente autonomia, e creando un contesto ambientale e delle relazioni che lo facciano sentire sicuro.