sabato 27 dicembre 2008

PRONTI AD USCIRE?...Quei vivaci momenti prima

A scuola, son omolte le occasioni per uscire: perche inaspettatamente nasce la voglia, lo spunto, perche in quella particolare giornata, più che in altre, si avverte la necessità di alleggerire il clima. Perche è l'ora consueta dove ci si concede un po di svago. Perche quella particolare uscita è programmata da tempo come un appuntamento da non perdere. O, ancora, perche c'è un progetto che va avanti, a tappe.
Ogni volta c'è un grand daffare a prepararsi e quando fuori fa freddo più del solito non è poi cosi semplice. All' ultimo momento la giacca non si infila, improvvisamente la cerniera non va più su, rimane rimane ancora una scarpa da allacciare..c'è il bambino più veloce che in un attimo si veste, quello che scrupolosamente non si muove fino a quando non è proprio a posto. E' il momento del "caos" apparente, perche tutti vorrebbero essere subito pronti.
Alcuni "trucchi del mestiere" danno unamano agli adulti, che invitano i bambini ad aiutarsi tra loro, scelgono un posto dove aspettarsi a mano a mano che ci si prepara.
Cercano di dare un senso all'attesa per non essere assaliti dalla noia ed evitare che tutti diventino più irrequieti.
Prepararsi in gruppo è un'esperienza importante pe ri bambini non soloper diventare più autonomi, ma anche per mettersi in sintonia con i ritmi degli altri. Cosa che a volte richiede di saper rallentare, di accettare che ci si impieghi un pò di più del previsto; dentro un tempo ragionevole ma sopprtabile.
Se poi si aggiunge il fatto che quella uscita è attesa da tanto, come un evento speciale per la particolare meta, per la novità, preceduta per maggior cautela da un sopralluogo degli insegnanti ...allora prepararsi diventa proprio un'impresa. Quel tanto di emozione in più rende quasi eccitati all'idea. E poi, non è come andare a due passi da scuola: bisogna verificare di non avere dimenticato nulla, di avere con sè le cose che servono la lente, ad esempio, per guardare da vicino o i fogli per disegnare il paesaggio, perche tornare indietro non sempre è possibile.
Prima di uscire, ci si prende ancora quel breve tempo per ricordare gli accordi presi, fare le ultime raccomandazioni sui comportamenti da tenere, ma anche per non lasciare cadere quella particolare frase detta ad un bambino. Per decidere, infine, cme disporsi: in fila per due, a gruppetti, chi sta davanti. chi chiude, sentire le preferenze espresse all'ultimo momento dai bambini che chiedono di stare vicino all'amico.
Da una situazione in fondo pratica, quale è il semplice prepararsi, si ottiene un grande risultato: si coltivano abitudini, si rafforzano capacità personali e i gruppo, si stringono tra bambini nuovi rapporti solidali. a questo tempo va data tutta la cura che merita.

Dalle idee alle azioni

Ci ha guidati fin qui l'idea di spazi esterni come qualcosa da non perdere. Insostituibili in parte, per le molte occasioni che offrono e per la possibilità di esperienze dirette, anche dai mezzi informativi e informatici con i quali oggi i bambini prendono confidenza fin da piccoli: la TV, il computer, i vari giochi tecnoligici.
Prosegiamo ora il nostro cammino, avvicinando tutto quello che i bambini fanno fuori. Dapprima posiamo l'occhio sui giochi più conosciuti, quelli che si vedono in giro, nei giardini delle scuole ma anche altrove. Hanno la loroattrativa, sono fonte di divertimento, vanno a completare l'arredo dello spazio. Poi, andiamo a vedere gli altri modi possibili di utilizzare questo spazio: quelli che non hanno bisogno di tante cose perche all'aperto già si trova molto.
E' attorno a questi modi che stanno nascendo nelle scuole proposte diverse per l'uso del girdino: innovative, stimolanti, fantasiose.

Lo spazio protetto!!!

Arrivati a questo punto, dopo tanto aver parlato del giardino come spazio da vivere, da favorire, da valorizzare, diamo voce ad una domanda. E' uno spzio sicuro, controllato, garantito al pari di quantoi bambini sono dentro le mura della scuola?
Qualcuno potrebbe obiettare: ma perche parlare alla fine di quelo che dovrebbe essere invece il punto di partenza?
In realtà è così, solo che questo luno percorso abbiamo fatto nostra quest'idea di sicurezza che si accompagna a una certa idea d'uso del giardino.
Anzi, sicurezza e opportunità viaggiano insieme, perche:
-se si accetta il fatto che i bambinimettono le mani nei posti più naturali (nella terra, ni cespugli, nella siepe) per vedere, osservare, toccare tanto più è necessariopresidiare quegli stessi posti ed essere certi che non vi siano spiacevoli sorprese;
-se si accolgono gli exploit dei bambini all'aperto o anche semplicemente il fatto che possono mettersi alla prova, misurarsi, provarsi, superarsi per scoprire fino a che punto riescono a spingersi bisogna avere un chiaro qual è il margine di rischio accettabile.
E tanto più questo è condiviso, anche con i genitori, tanto meno è allarmante;
-se si mette in conto che il giardino è tereno di tante asperienze, bisogna anche sapere cosa si va a fare fuori.
Molti aspetti legati alla sicurezza dei bambini risiedono già a monte:
- nel mondo in cui l'intero spazio esterno è pensato e allestito con la dovuta attenzione per ogni zona, ai "confini" tra l'una e l'altra, a quanto spazio ciascuna di loro richiede attorno per il tipo di gioco proposto;
-nella scelta delle attrezzature rigorosamente a norma, tenendo presente la "presa" che hanno sui bambini e l'uso che loro ne possono fare anche in relazione all'età. Le attrezzzature sono infatti lo spunto dei grandi movimenti: ruzzolare, dondolare, girare, arrampicarsi aspetti che affascinano i bambini più grandi ma che possono intimorire quelli più piccoli;
- negli accorgimenti preventivi, quali ad esempio la suddivisione dello spazio in aree, inzone racconte o protette per i bambini più piccoli.
Ci sono poi gesti di cura che rendono il girdino spazio vivibile a 360°. Oltre ai periodici interventi di manutenzione volti a tenere lo spazio sicuro, c'è il controlo giornaliero da parte del personale ausiliario o da chi precede ogni uscita: fà un po da apripista conloscopo di verificare che tuto sia apposto e che vi siano oggetti di dubbia natura.
C'è lo sguardo di chi stà fuori con i bambini: costante, ma non intrusivo, allenato a riconoscere ciò che per i bambini può diventare un potenziale pericolo.

sabato 20 dicembre 2008

Lo spazio per tutte le stagioni!!!

Nella bella stagione è ovviamente lo spazio preferito a tutto il resto. Accade, di solito, all'inizio della suola, quano stare fuori significa darsi il tempo per entrare in confidenza con l'ambiente. Ma anche dopo, nel lungo inverno, non appena le condizioni lo rendono possibile si allungano oi tempi all'aperto. Verso al fine dell'anno scolastico ci si trasferisce quasi fuori, con "armi e bagagli", trascorrendovi gran parte della giornata, volte anche pasto compreso...con quel sapore inconfondibile di scampagnata.
Poter uscire dà alla giornata un tocco diverso. Cambia l'umore stesso dei bambini: si vede la loro vitalità alla quale il giardino offre non tanto sfogo, bensì uno spazio dove meglio si può investire l'energia in progetti costruttivi.ùlo spazio esternoè più grande e agibilie: c'è il posto per smistarsi, c'è una varietà di materiali diversi che riduce anche i possibili fattori di contesa tra i bambini.
Il tempo è più esteso, dilatato, perfino i passaggi da una cosa all'altra sono più sfumati. Non a caso certe regole fuori si alentano un pò: il vocio stesso dei bambini appare meno disturbante, non c'è sempre necessità di contenere i toni.
Il giardino può esere ancora uno spazio che accompagna giorno dopo giorno la scuola, là dove i genitori e insegnanti insieme trovano un senso comune a questa prospettiva è più facile che il giardino possa diventare teritorio da vivere nelle diverse stagionie non solo una toccata e fuga.
Per vedere se è così freddo, come sembra, non resta che accertarsi di persona e molti termometri appesi all'esterno aiutano a dipanare il dubbio se uscire o no, e nel caso per quanto tempo rimanervi.
In fondo, ben attrezzati e coperti, nelle zone più accessibili o riparate e con la dovuta attenzione ai fattori ambientali, anche un giardino d'inverno conserva il suo fascino.
Quanti pupazzi di neve, ad esempio, si trovano in giro addobbati e vestiti come fossero amici a cui far visita.

E poi, le ragioni per andare fuori sono tante. Per fare esperimenti nei panni di piccoli scienziati bisogna pur mettere il naso dentro i fenomeni .
Anche un'uscita di tanto in tanto per "occuparsi" del giardino ha il suo valore, se fatta in un certo modo: è un prendersi a cuore lo spazio. Tenere in ordine, dare una sistemata, verificare che niente sia guastato sono piccoli gesti di cura che fanno nascere stteggiamenti più rispettosi verso la natura. Inaspettatamente, anche queste azioni sono fonte di piacere per i bambini.
C'è inoltre, quel tipo di uscita che ha proprio un valore esplorativo, in giardino come nei pressi della scuola: si esce per andare a veder quella particolare cosa di cui si stà parlando, per una passeggiata distensiva ma anche di perlustrazione dell'ambiente, ritornando a scuola "caricati" di cose o ispirati per qualche particolare creazione.
Molte di più possono essere le occasioni se si pensano gli esterni come una sorta di laboratorio perenne che offre materiali preziosi alla crescita: intellettiva, percettiva, affettiva, emotiva, estetica....

venerdì 19 dicembre 2008

Lo spazio come valore in più

Lo spazio esterno dà ai bambini nuove possibilità, alternative occasioni.
Seguendo i bambini nel loro gioco possiamo notare molteplici situazioni:

- Si muovono.
Dappertutto, di corsa, lentamente, su e giù da un punto all'altro, cascano e si rialzano alla prova di leggi fisiche ancora da scoprire, di equilibri da raggiungere o da consolidare. Prendono le distanze tra le cose (vicino, lontano, dietro, davanti, di lato), misurano il tempo che serve per raggiungerle (poco, tanto, subito). Incontrano ostacoli da superare o aggirare che richiedono soluzioni da atrovare sul momento. Sono movimenti spontanei che i bambini imparano a dosare, controllare prevedere con alcune variabili in più rispetto a uno spazio chiuso.

-Cercano.
Vanno a scovare i postio più inpensati portando alla luce cose nascoste, scoprono le piccole tane, seguono percorsi appena trattati per vedere dove vanno a finire. Riconoscono i cambiamenti che intervengono nella natura domandandosi cosa è successo. Tutto il territorio diventa zona di "conquista" dove lasciare dei segni per il giorno dopo.

-Guardano.
Si fermano a scrutare ogni piccolo dettaglio o vanno alla raccolta delle piccole cose riempiendosi le tasche come fossero dei tesori inestimabili. Ogni girono è una scoperta nuova. L'esterno è una miniera: più si scava più viene alla luce, più ci si addentra più si porta fuori. E' la parte curiosa dei bambini che non si accontenta di ciò che appare.

-Osano.
I bambini si tendono verso il ramo più alto, si arrampicano verso la cima, vogliono saltare dal muretto, s' infilano nei passaggi per vedere quanto sono capaci e grandi. L'esterno è una palestra di vita dove si sperimenta il senso del limite, della forza o si provano emozioni come aver fiducia in sè diventare più sicuri, cimentarsi in qualcosa di nuovo e di più difficile.

-Conversano.
I luoghi all'aperto sono ideali pèer intrattenersi a parlare, a fare ipotesi, a chiedersi il perchè su ciò che li circonda: le piante, i piccoli animali visti nel loro habitat naturale. Sono conoscenze non banali per un bambino e poterle mettere in comune fa sì che queste diventino veri e propri argomenti di discussione.

-Tramano.
Il giardino è anche il posto delle "bande", quella particolare forma di stare insieme e la forza e il fascino di fare gruppo, dell'allearsi, delle scorribande che più facilmente riuniscono a grappolo i bambini con ruoli che diventano funzionali ad un progetto comune. E i vari luoghi sono tutti da sperimentare: essere il leader del gruppo, alternarsi nella guida, andare al traino, essere il complice di turno, starsene un pò in disparte.

Tante cose accadono quasi da sole perche i bambini all'aperto sono a loro agio. Cose che possono fermarsi qui, nel loro accadere o cose che invece possono diventare patrimonio da sviluppare ed è qui che può intervenire il pensiero dell'educatore.

IL GIARDINO....nome molto famliare!!!

Bambini, educatori e insegnanti chiamano più facilente gli aspazi esterni: giardino. Nome entrato nellinguaggio di tutti i giorni peri indicare quella zona sicura, protetta, controllata, dove i bambini possono stare all'aperto. Cosa ancor più preziosa oggi, tempo in cui le abitudini sono mutate e la strada, la piazza, il cortile non sono i posti di una volta.
Il giardino è il luogo amato dai bambini, ricercato al punto che in certi momenti, o periodi, diventa insistente questa domanda: " Quando usciamo?" damanda che circola anche nelle giornate solitamente considerate impossibili, a volte dettata solo dla bisogno di un'altra dimensione.
Basta osservare come giocano all'aperto per capire questo lro rapporto con il fuori. Ad esempio, c'è il tempo della corsa, subito interrotta quando l'occhio si posa su un piccolo particolare.
Oppure c'è quella pozza d'acqua che rimane il giorno dopo la pioggia e che diventa un laboratorio in miniatura per impasti di acqua e terra.
Non si può negare quel modo di vedere il giardino come qualcosa di diverso dalle proposte più evidentamente didattiche. E questo vale a volte anche per la scuola. In giardino si va a lavori finiti, o per contenere quella impellente voglia di muoversi dei bambini, per asciugare quelche lacrima, per far fonte a variabili impreviste.
Situazioni senz'altro importanti ma non uniche. Pesa anche l'idea che il "fuori" non sempre può dare prove concrete di un lavoro fotto con i bambini.
Ci sono molti timori che accompagno l'uscita di questi bambini dai più semplici, legati al clima: troppo caldo, troppo freddo, troppo incerto; quante raccomandazioni: non sudare, non correre troppo, non sporcarsi. A quelli più frofondi: che il bambino possa cadere, incontrare dei pericoli, farsi male; che le corse sfrenate dei grandi possono sopraffare i più piccoli; e, infine, che si possono incontare le spiacevoli sorprese che il nostro mondo riserva.
Il girdino appare spesso come un luogo che espone i bambini a qualche rischi, preoccupazioni che passano dalla mano del genitore alla mano dell'educatore.

giovedì 18 dicembre 2008

LO SPAZIO ....esterno

Per chiudere il cerchio di una riflessione partita dagli spazi interni ora iniziamo a parlare degli spazi esterni.
Quello che stiamo affrontando è un percorso di continuità perchè il dentro e il fuori sono ambienti diversi, ma complementari, che fanno entrambi parte dell'esperienza di un bambino.Lo spazio esterno ha caratteristiche particolari: è lo spazio dei grandi ritovi e dei piccoli rifugi; della libertà e del limite, del fare gruppo con tanti e dell'incontro isolato con l'amico preferito. E' lo spazio che ha il fascino del mutamento: quello creato dalla natura con i colori e le luci che cambiano nei giorni e nelle stagioni e quello che nasce dai bambini con il loro giocare.
E' un luogo di esperienza, di incontri, di ricerca e di creazione, dentro le proposte e con le attrezzature.
Voglio portare perciò un idea di spazio esterno come qualcosa di più della semplice zona ricreativa, dove il bambino passa qualche momento della giornata per svagarsi.
L'ottica è superare la visione del giardino come luogo alternativo allo stare al chiuso e di disimpegno rispetto alle attività più strutturate. Il mio sguardo vuole cogliere le tante occasioni per cui si va all'aperto: per toccare, odorare, osservare, sentire, ascoltare, muoversi. Situazioni che a loro volta possono svilupparsi in attività sensoriali, scientifiche, manipolative, motorie.
Nelo spazio esterno siamo abituati a vedere organizzate attività importanti, feste o iniziative con precise finalità da raggiungerle; qui cercherò di osservare le attività del quotidiano. Quelle in cui un bambino trova motivo pe guardarsi attorno, quelle che sono fonte di scoperte non programmate, di relazioni con gli amici tutte da conquistare.

mercoledì 17 dicembre 2008

Dove l'emozione prende forma!!!

Sono gli spazi dove i bambini possono esprimere esperienze, emozioni, in varie forme; realizzati nelle aule o in laboratori attrezzati con materiali e strumenti adatti.
Tra gli spazi idelai, quello deitravestimenti è uno dei più frequentati e amati dai bambini. Hanno qui la possibilità di usare costumi e trucchi per immedesimarsi in personaggi immaginari; vestiti e accessori sono esposti in veri e propri atelier, in ceste o bauli.
Lo specchio è ancora un elemento importante, perche consente al bambino di scoprire e provare nuove espressioni del viso, giocare con il corpo e provare l'emozione di vedere riflesso il personaggio che sta impersonando nel suo mondo immaginario.
Nascono copioni improvvisati o storie narrate,dove ciascuno interpreta un ruolo; ma non è poi raro vedere girare nella scuola bambini con addosso il vestito particolare indossato per un gioco. Vestito che a volte è tenuto fino a sera. Trasformarsi diventa un'occasione unica., I timori cadono, tornano a galla anche le emozioni assopite per essere padroneggiate o rielaborate nel nuovo ruolo. E' il gusto di provarsi, in fondo per conoscersi.
I burattini, attraverso cui i bambini accedono al loro mondo interiore, identificandosi in personaggi reali o fantastici che loro stessi dirigono. Dare voce ad un burattino è come concedersi un pò di libertà. Nel dialogo rieccheggiano parole dal significato non ancora pienamente conosciuto, ma solo percepito, frasi sentite o pensieri che nascono a mano a mano che ci si cala nel personaggio.
Nello spazio dei burattini è spesso presente un testrino, anche se basta un semplice paravento, dietro al quale i bambini rappresentano storie a se stessi o ai compagni.

Per ricaricarsi un pò

Lo spazio morbido è tipipcamente il luogo del "non fare", che accoglie invece il bisogno di starsene un pò da parte per ritrovare la tranquillità, ma è anche il luogo dove portarsi il gioco preferito o sfogliare il libro al quale si è più affezionati.
Ricavato di solito in un angolo della sezione, attornito da piccole separazioni che delimitano il perimetro, lo spazio morbido dispone di poche cose: un tappetto, dei cuscini, qualche mensola o armadietto che fungono da appoggi, dei contenitori che raccolgono i giochi. Dall'altro scenario materiali leggeri per creare una diversa profondità. Ma proprio questa caratteristica lo rende uno spazio diversamente animato. In alcuni momenti della giornata, ad esempio quelli iniziali o finali, diventa spazio di ritrovodove insieme si ocnversa, si ascolta una storia; in latri invece è frequentato da singoli bambini, anche per una crisi passeggera, o da piccoli gruppi che si scambiano dei giochi.
A volte si riempie di oggetti diversi, nell'andare e venire dei bambini, e offre così un terreno misto di incontro. Infine, diventa un luogo dove stare bene: una grande pista, che si snoda sul tappetto può diventare un gioco collettivo che cresce con l'apporto di ognuno.
Lo specchi a parete, che spesso si ritova in questo spazio, è anche l'invito a giocare con se stessi: la smorfia, la postura danno vita alla comicità che è anche segno di riconoscimento del sé.

martedì 16 dicembre 2008

Lo spazio per la cura...

In diversi momenti della giornata scolastica i bambini sono accompagnati in bagno dall'insegnante con la collaborazione del personale ausiliario: solitamente prima e dopo il momento della frutta al mattino e il panzo, prima del sonno e al rientro dal giardino.A piccoli gruppi, con tempi di attesa torrelabili, le operazini di igene e pulizia sono rese agevoli e personalizzate: l'acqua, il sapone e lo specchio diventano elementi di gioco ...l'uso dell'asciugamano un'operazione non frettolosa ma curata e ripetuta...il riordiono del proprio abbigliamento un motivo di soddisfazione per lecapacità raggiunte.In qualsiasi momento il bambino abbia bisogno, può recarsi autonomamente ai bagni. la funzionalità di questo spazio e la vicinanza alla sezione, quando possibile, sono di supporto nella conquista di autonomia; la presenza non intrusiva dell'adulto trasmette poi sicurezza e un senso di protezione in più.Piccoli water, lavandini bassi, rubinetti e dosatori di sapone liquido pratici e di facile uso, lo aiutano a usare in libertà e con tempi e ritmi soggettivi questo spazio concepito dal punto di vista funzionale ma anche educativo. Un ambiente personalizzato dove il bambino riconosce le proprie ose contrassegnate in maniera individuale: l'asciugamano personale sempre pulito, il proprio bicchiere, il grembiule di stoffa o di materiale plastico pe le attività più sporchevoli e, dove possibile, dentifricio e spazzolino da denti salvaguardano l'igene dei bambini e organzzano i tempi necessari a questa delicata operazione.

Fare e disfare!!!

Ogni spazio della scuola dell'infanzia è aperto all'uso che il bambino può fare, a volte diverso da quelo previsto dall'adulto.
Ci sono però luoghi appositamente dedicati a far si che ni bambini posano sperimentare e sperimentarsi: i laboratori. Dove gli spazi della scuola lo consentono essi diventano vere e proprie stanze "operative", ricavate nei posti più vari a seconda della conformazione stessa della scuola; dove invece questo non è possibile, nascono all'interno delle sezioni. Illuogo è importante ma non determinante. Più che altro, infatti, a fare la differenza è il modo di proporre l'attività ai bambini e ciò che gli si mette a disposizione. Materiali, però, intenzionalmente pesanti.
Il life motiv di laboratori è la scoperta della posibilità infinite: di se stessi, degli oggetti, delle combinazioni. Così facendo, si abbasttono le preoccupazioni comuni:
- del "rompere", in quanto ogni cosa può essere smontata;
- dello sporcare perche lo spazio è già allestito affinchè ciò sia possibile;
- del "non sono capace", perche in gioco non è il isultato di un'azione ma la ricerca che ogni bambino può intraprendere a modo suo;
- dello sbagliare perche l'educatore è al fianco per raccogliere le domande, i dubbi, la paura di osare.
Dentro i laboratori nascono percorsi che non si esauriscono in se stessi, c'è una continuità che da senso alle azioni fatte dai bambini, nasce un progetto di costruzione, le conquiste raggiunte vengano messe alla prova con nuove ipotesi, da verificare, in un crescendo di esperienze che possono poi diventare altro.
Tra i laboratori più comuni nella scuola dell' infanzia vi è quello della manipolazione, dove i bambini hanno a disposizione contenitori di varia misura, ma anche l'acqua per ipastare, e oggetti di recupero per dare forma ai progetti.
Il laboratorio grafico, pittorico e plastico è ricco di materiali che aiutano ad esprimersi attraverso il segno grafico. la ricchezza dei laboratori nasce dall'avere a disposizione non cose "peziose" ma cose comuni, le più varie, spesso e volutamente di recupero. La potenzialità di tali meteriali, unità alla capacità degli adulti di saperla sfruttare, è enorme, in quanto sviluppa il senso creativo.

lunedì 15 dicembre 2008

Lo spazio nel gioco simbolico

Bambini e bambini affaccendati nei giochi che simula le azioni della vita quotidiana, familiare e non. E' questo il modo più comune con il quale i bambini si rappresentano il mondo che stà attorno a loro. Interpretano le azioni tipiche dei contesti conosciuti: ad esempio, preparare la cena, fare la spesa, fare i compiti...rievocano momenti ed esperienze di cui sono protagonisti: i riti di accudimento, come l'addormentare il bambolotto, contarli una canzone, vestirlo, accompagnarlo a scuola, i riti conviviali del saluto della conversazione della risposta al telefono; inpersonano i ruoli, di adulti, del papà e della mamma dentro casa, o della maestra a scuola.
I commenti che accompagnano questi giochi sono vere e proprie testimonianze. Nella parte del bambino piccolo, o della figura affettivamente importanete, il bambino rielabora quell' insieme di significato di cui via a via si appropria: le regole, le norme di comportamento.
Lo spazio casetta nella scuola dell'infanzia è il simbolo di questa tipologia di giochi. La casa, infatti, è il luogo della ritualità delle relazioni, dell'ospitalità, dei lavoro: situazioni che i bambini riproducono facendoli incontrare con altri spazi di vita come la scuola.
Emotivamente l'immersione totale, è un calarsi nella parte dove affiorano anche i bisogni di rassicurazione a volte inespressi, o le paure . Consolare un compagno che simula un pianto, farsi a sua volta consolare, dire no nelle vesti di "grande", sono tutte azioni attraverso cui i bambini si spiegano gli aventi, costruiscono i propri ragionamenti, trovano soluzioni: insomma si identificano con le figure importanti.

Lo spazio del movimento.... muoversi in"libertà"

L'esperienza motoria per un bambino di scuola dell'infanzia è conoscenza, percezione, organizzazione, scoperta di sè; spesso è il modo primario con cui vengono proposte ai bambini le attività, facendoli agire, per dopo riflettere, pensare; insomma, espandere il campo. Lo spazio del movimento accoglie tutto questo e consente di organizzare in un progetto anche le azioni più spontanee dei bambini.
E' allora uno spazio a più facce dove:
- sperimentare concretamente esperienze che diventano poi verbali, con il racconto di quanto vissuto; grafiche, con il disegno che ricorda quanto avvenuto; cognitive, nel ricostruire i diversi passaggi, simboliche nell'associare segni ad azioni;
- fare propri concetti spaziali, racchiusi in azioni come: saltare da una grande torre, prima costruita mettendo l'uno sopra l'altro glioggetti scelti, arrampicarsi su una rete diventata una montagna impossibile, rotolare su materassi ondulati , strisciare sotto panchine accostate o percorrere in equilibrio un asse che fa da ponte;
-provare l'infinita gamma delle espressioni corporee, accompagnati dalla musica o da oggetti, che ritmano o ispirano il movimento nelle forme inconsuete.
facendo uso del corpo si sciolgono anche le inibizioni, e ciò che a volte un bambino non riesce a dire, riesce a fare. Anche una semplice azione mimata, come camminare, può diventare un ricco copione: camminare arrabbiati, camminare stanchi, camminare in salita, camminare al buio...
-rispondere al bisogno più normale di un bambino di muoversi "senza confini". Più facilmente, rispetto ad altri spazi della scuola, lo spazio del movimento può così liberarsi dalla sua consueta organizzazione e diventare uno uno spazio ampio che accoglie l'esperienza libera del movimento come importanete occasione esplorativa pe ri bambini, se accompagnata da adulti che ne sanno tenere la fila.

Lo spazio del gruppo ... relazioni "ravvicinate"!!

E' uno spazio che accoglie le attività specifiche per gruppi che si costruiscono durante la giornata a scuola. Ad esempio, al mattino, una volta terminato l'ingreso e con esso le fasi dell'accoglienza. E' questo infatti, un tempo solitamente dedicato ad esperienze mirate che partono da interessi e bisogni conoscitivi diversi dai bambini. Dalla sezione, punto primario di riferimento, si può "emigrare" verso altri spazi, incontrando bambini di altre sezioni. O nella sezione propria si possono accogliere altri bambini. Con loro si viene a formare un gruppo accomunato dalla stessa età o da età vicine, da interessi, o ancora da progetti che possono fluidamente nascere in corso d'anno. Anche questo gruppo prende un nome, diverso da quello della sezione, per sottolineare la particolarità di questo tempo, inseritoin una quotidianità programmata che da una continuotà alle esperienze avviate. Dal mattino al pomeriggio, altri gruppi nascono. E' il casodei bambini che si fermano al tempo prolungato. la loro è un esperienza particolare, data dal fatto che tutto si allenta per chiudere l'ultima parte di una giornata densa di cose. Un delicato lavoro di tessitura accompagna questo tempo: di relazioni tra bambini appartenenti a gruppi diversi, di attività già fatte, durante la giornata che qui trovano anche importanti momenti di sedimentazione. Obiettivo centrale diventa allora ricomporre storie diverse e costruire un gruppo che insieme stà bene. In base al numero stesso di bambini, e alle condizioniorganizzative della scuola, lo spazio privilegiato può essere una sezione o una zona particolare della scuola: spazi insomma che nell'arco della giornata vedono anche altre presenze.

Lo spazio come sezione...

La scuola dell'infanzia è organizzata in sezioni. Termine che stà a significare un raggruppamento di bambini - di norma 25 - di età diversa 3/4/5 anni in uno spazio specifico e con insegnanti di riferimento. Solitamente alla sezione viene dato un nome, dal valore simbolico: nasce così la sezione dei "blu" piuttosto dei "palloncini". Il nome crea identità al gruppo. la sezione è lo spazio che per primo dà al bambino il senso di un posto suo. E' il luogo dove egli comincia a costruire i primi legami con i compagni e con gli adulti. E' anche il luogo stabile della giornata a scuola, da cui scaturiscono più esperienze.
Nell'momento dell'ingresso, la sezione si offre come spazio "cuscinetto" per ammorbidire la separazione del bambino dai genitori. L'allestimento in zone di gioco la casetta, i travestimenti, le costruzioni... favorisce le aggregazioni in gruppi come i momentiindividuali, e permette al bambino di avviare la giornata a modo suo: chi continua il gioco prima, chi cerca la zona più tranquilla per sfogliare un libro, chi sta accanto all'insegnante e attende l'arrivo dei compagni. Così facendo, ci si predispone in senso emotivo e cognitivo alle attività successive.
A seconda delle scelte organizzative della scuola, in tempi programmati della giornata, la sezione si offre anche come spazio per attività di gruppo. Grazie alla sua suddivisione in zone, essa offre trame di gioco che, a seconda del loro diverso scopo, impegnano i bambini nel fare, osservare, parlare, disegnare, costruire...
Nel tempo pomeridiano, la sezione offre proposte tranquille per rilassarsi un po dopo il pranzo, come l'ascolto di storie lette o raccontate dall'insegnate; giochi lliberamente scelti a seconda degli interessi individuali o attività organizzate in piccoli gruppi.
Infine, accompagna il bambino verso la chiusura della giornata, conservando i segni di un lavoro che cresce. Sull'armadietto o sulla mensola trovano posto le cos eincompiute: una costruzione da terminare, un disegno appena iniziato...nell'angolo, senza intralciare il lavoro altrui, di governo e riordino della scuola, "riposa" il cartellone avviato....per il giorno dopo.

LO SPAZIO...interno...

Ciao a tutti, dopo aver parlato delle esperienze della vita quotidiana di un bambino volevo fare alcuni riferimenti agli arredi che completano questo quadro formando un'immagine immediata di come gli spazi prendono forma e vita.
Lo spazio è una dimensione trasversale nell'organizzazione scolastica: componente sileziosa ma fortemente comunicativa che trasmette emozioni, modi di pensare e di vivere dentro un ambiente, fa incontrare le esperienze di adulti e bambini e le compone in una "storia", restituita spesso da oggetti lasciati, da immagini apprese. E' sfondo di ogni azione e insieme stimolo perche dalla stessa organizzazione delo spazio l'attività riceve inpulso.
All'inizio lo spazio è sufficeintemente organizzato per facilitare l'ambientazione di bambini e aiutarli ad affrontare le tappe della separazione dai genitori e della costituzione di nuovi legami nella scuola. La sua funzione prevalente, in questa frase, è di mediatore effettivo: spazi e oggetti dal "sapore di casa" per i bambini più piccoli, o che ricordano le precedenti esperienze per quelli più grandi.
I bambini si accostano, o si riaccostano, allo spazio e piano, piano diventa visibile un loro modo preferenziale di muoversi nell'ambiente. E' importante, allora, che lo spazio non sia chiuso su soluzioni predefinite, ma sappia accogliere le diverse espressioni.

Andiamo a nanna...all'asilo??

E' uno spazio dove il bambino ritrova benessere dopo molte esperienze vissute nella mattinata. Tutto il possibile viene fatto, anhe là dove la scuola non può contare su uno spazio apposito, per accogliere questo primario bisogno dei bambini. Specie dei più piccoli che ancora hanno ritmi molto scanditi, ma anche dei più grandi ai quali necessita un tempo, seppure breve, di recupero delle risorse.
Caratteristiche di questo luogo, che richiede una particolare tranquillità, sono il silenzio e la possibilità di oscurarlo in modo da disporre il bambino a lasciarsi andare al sonno.
E' uno spazio che comunica attraverso i toni sforzati di colore, la penombra o il "quasi buio", il suono attutito... ma anche attraverso i riti dell'addormentamento: una musica rilassante, una ninna nanna, una favola raccontata sottovoce...per distogliere l'attenzione del bambino da tutto ciò che è rumore, movimento, attività e proporgli dei tempi più rallentati, fino a quando il sonno non prende il sopravvento.
Ogni bambino ha il suo lettino, o un materassino o una brandina per riposare dove ritrova ogni giorno i propri oggetti cari: la copertina di casa, i peluches o il cuscino con la federa preferita,. Quiesti oggetti, cosidetti tradizionali, lo tranquillizano al momento dell'addormentamento e lo accolgono al suo risveglio.
Il passaggio dalla veglia al sonno non è così semplice, specialmente in una situazione di gruppo come quella scolastica, dove i bisogni individuali cercano uno spazio familiare. Ogni bambino ha il proprio modo: chi si rannicchia sotto le coperte immobile ad ascoltare la voce dell'insegnante che racconta una favola, chi si gira e rigira per trovare la posizione ideale per rilassarsi e chi ancora ha bisogno della rassicurante vicinanza di una figura fidata per riuscire a chiudere gli occhi.

giovedì 11 dicembre 2008

La paura del buio!

Buon giorno a tutti i miei visitatori!!!! Sperando che gli argomenti vi piacciono inizierei subito a parlarvi dell’argomento di oggi, la paura del buio. Questo è uno dei timori più diffusi nell’infanzia e il momento di addormentarsi può diventare fonte di agitazione, in alcuni casi di vero e proprio panico. La paura del buio non è solo una paura da bambini. Se ci guardiamo indietro possiamo comprendere quanto questo timore appartenga profondamente alla nostra natura di esseri umani e quanto sia ancestrale. Quasi in tutte le culture sono stati creati dei miti: la luce è ciò che viene accostata alla vita, mentre le tenebre rappresentano la morte anche nell’immaginario di alcune religioni. Il timore che coglie molti bambini prima di andare a dormire si riferisce a tutto questo. Ma soprattutto è paura di separarsi dalla mamma e dalle persone care, paura che nell’addormentarsi qualcosa venga perduto. Ecco allora qualche accorgimento utile per gestire più facilmente questo momento, che coglie molti genitori alla fine di una giornata di lavoro. E’ preferibile abituare fin dall’inizio il bambino ad addormentarsi nel proprio letto e riservare l’accesso al lettone solo in casi eccezionali, come ad esempio se il bambino è spaventato da un temporale o se ha la febbre alta. Se questa vi sembrerà una scelta crudele, perché scatenerà il pianto del bambino, vi accorgerete in futuro di aver preso la decisione giusta, perché avrete incoraggiato vostro figlio alla ricerca dell’autoregolazione, rendendo più serene le sue notti e anche le vostre. Ciò non significa che il ritualenon è necessario che il bambino si addormenti al buio. È possibile che la mamma gli resti accanto fino a che non gli si chiudano gli occhi e solo allora si può decidere di spegnere la luce. Oppure si possono utilizzare quelle piccole luci che si attaccano ad una qualsiasi presa della corrente, per far sì che la camera non resti mai nell’oscurità completa. In questo caso è preferibile rimuovere dalla stanza oggetti di forme particolari affinchè non proiettino ombre che possono risultare spaventanti, ottenendo l’effetto opposto rispetto a quello desiderato. Può inoltre essere fondamentale la presenza di un oggetto morbido, come un peluche, una copertina che il bambino intorno all’età di un anno sceglie come inseparabile da sé, soprattutto in assenza della madre. E’ importante che questo oggetto non sia mai violato dall’adulto, che ne dovrebbe avere la massima cura e rispetto. Questo oggetto generalmente sarà a poco a poco disinvestito ed abbandonato dal bambino durante la crescita in maniera del tutto naturle e spontanea. Infine ricordate che la vostra disponibilità ed il vostro calore saranno il rimedio più efficace per fugare questo timore molto diffuso tra i bambini. La facilità di accesso alle figure di attaccamento in caso di necessità è ciò che rassicura maggiormente il bambinio.

Fare la pipi a letto: come capire e superare questo disagio?

Ciao a tutti!!! In questo blog stiamo affrontando diversi tipi di argomenti e dopo avere trattato il tema del cibo volevo affrontarne un altro che ritengo “importante”. Oggi infatti volevo parlare di tutti quei bambini che fanno la pipì a letto soprattutto perche superare questo piccolo problema è molto semplice. La perdita involontaria di urina è un episodio normale nel bambino fino ad un anno di età poiché non ha ancora imparato a riconoscere lo stimolo e non ha quindi acquisito il “controllo” della vescica. Solo verso i tre, quattro anni il bambino diventa autonomo a condizione che abbia superato la fase di totale dipendenza dalla madre che caratterizza la relazione madre-bambino nei primi anni di vita. Il limite per l'acquisizione di questa capacità è intorno ai 5 anni, poi il mancato “controllo” della vescica viene definito con il termine di “enuresi”. Esistono vari tipi di enuresi. Si distingue in “notturna” ossia limitata alla notte o “diurna” quando prosegue durante il giorno, e in “primaria” quando il controllo non è stato mai acquisito o in “secondaria” nel caso in cui il bambino dopo un periodo di autonomia ricomincia a fare la pipì a letto. La prima cosa da fare in tali casi è rivolgersi al proprio pediatra di fiducia per escludere eventuali malformazioni o patologia, occorre capire da dove deriva il problema. Per un bambino fare la pipì a letto è un problema che tocca la sua sfera psicologica-emotiva. L'enuresi rappresenta, dal punto di vista psicologico, una regressione ad un comportamento infantile. In altre parole il bambino che presenta questo problema ci segnala che fa fatica a crescere e ad abbandonare la sicurezza di essere accudito dalla mamma. L'enuresi può presentarsi in seguito alla nascita di un fratellino e alla conseguente gelosia. A volte invece il disturbo può essere un modo per “comunicare” ostilità. Fin dalla tenera età i genitori introducono i concetti di “sporco” e di “pulito” sotto forma di contrapposizione. Bagnare il letto assume il significato di “sporcare” ed il bambino lo sa bene. In questi casi l'enuresi assume il valore di una protesta contro i genitori e l'ambiente circostante. Un'altra causa può essere la presenza di situazioni conflittuali in famiglia (separazioni, trascuratezza ecc:). Un atteggiamento troppo rigido da parte dei genitori può generare nel bambino molta ansia perché percepisce che mamma e papà danno molta importanza alle prestazioni sociali e gli chiedono di essere un bambino “perfetto” sempre educato ed anche uno studente modello. Elenco di seguito alcuni consigli utili a gestire il problema dell'enuresi. Occorre innanzitutto che i genitori assumano un atteggiamento equilibrato senza colpevolizzare il bambino con frasi del tipo “vergognati, alla tua età...” oppure “ma cosa combini?”. Secondo punto bisogna evitare di svegliare il bambino durante la notte per fare pipì ed annotare gli orari: questi atteggiamenti possono generare nel bambino un rifiuto nell'andare in bagno oltre a renderlo più insicuro. E' consigliato inoltre l'uso delle mutandine assorbenti al posto del pannolino solito. Creare un'atmosfera rilassante e distesa prima di andare a dormire è fondamentale. L'enuresi a volte è solo la parte visibile di un iceberg che bisogna sciogliere. Un clima sereno e di fiducia in famiglia è il primo passo per superare il problema. E' necessario, inoltre, che i genitori siano comprensivi. La tolleranza diventa parte integrante della guarigione. Si può anche farlo sentire meno “solo” spiegandogli che ci sono tanti bimbi coetanei che hanno il suo stesso problema. Infine è importante far capire al proprio figlio quali sono i vantaggi della guarigione ad esempio il poter dormire fuori casa e contemporaneamente è opportuno premiare ogni piccolo suo progresso. Molti genitori si vergognano che il proprio figlio presenti questo problema. Chiedere aiuto e rivolgersi ad uno specialista, invece, costituisce un atto d'amore nei confronti del proprio piccolo.